Yle Vianello, dal «Corpo celeste» è nata una star
L'attrice 12enne rivelazione a Cannes in sala a Treviso

Yle Vianello protagonista del film Corpo celeste
TREVISO.
Era lei. La protagonista del film, in carne e ossa, al botteghino del cinema. Con famiglia e amici, per vedersi la pellicola d'esordio che aveva già scatenato applausi a Cannes, alla «Quinzaine». A maggio, solo poche settimana fa. La sorpresa dei titolari del multisala Edera di Treviso, ha solo anticipato quella degli spettatori, pochi minuti più tardi. Aggiungendo un originalissimo effetto di straniamento alla visione di «Corpo celeste», il film di Alice Rohrwacher, sorella di Alba, attrice già affermata del cinema italiano e non solo.
Lei, Yle, è una ragazzina di 12 anni. Nome da divinità africana, cognome decisamente veneto: Vianello. Infanzia sull'Appennino, in una comunità agricola, a contatto con la natura e gli animali, senza tivù. E scuola media a Pavana, paese dov'è nato Francesco Guccini. Da poche settimane è diventata trevigiana: la famiglia si è trasferita in un paese della Pedemontana.
Nel film interpreta Marta che dalla Svizzera torna con mamma (Anita Caprioli) nella Calabria da cui è partita la sua famiglia. Un romanzo di formazione particolarissimo, scandito dalla Cresima, dalle periferie disordinate di Reggio Calabria, fino a un rito personale che segna il passaggio all'età adulta. Un film di grande sensibilità, in cui il volto di Yle, al confine tra infanzia ed età adulta, non lascia indifferenti.
Aveva già colpito Giorgio Diritti, che l'aveva scelta per fare la comparsa ne «L'anno che verrà», in cui Alba Rohwacher era protagonista. E ha finito per attirare l'attenzione di Alice Rorhwacher e Paolo Cresto Dina, il produttore, che l'hanno chiamata per un provino.
«Mi ha colpito il suo sguardo libero, quando l'ho vista sull'Appennino» dice la regista. «Mi hanno chiesto di provare la scena più difficile - ha raccontato Yle - non mi hanno detto nulla, poi hanno chiamato la mamma per dirle che mi avevano scelto».
Yle assicura di non amare l'essere al centro dell'attenzione, e che il film non le ha cambiato la vita. Yle è tornata dalla sue mucche e non pensa a un futuro da attrice: vuole studiare. «Ma se Alice mi richiama - dice - un altro film lo faccio. Con lei si lavora benissimo, è una che parla guardandoti dritto negli occhi: e io volevo solo farla contenta». (a.p.)
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