Vittorio Veneto, Legambiente protesta contro la strage degli alberi
Ambientalisti sul piede di guerra: «Piante storiche abbattute anche se sane». Si chiede al Comune lo stop degli abbattimenti programmati in via Brandolini

VITTORIO VENETO. Scatterà domani, 26 gennaio, il cantiere per l’abbattimento delle acacie che lungo il tratto sud di via Brandolini, tra piazza Medaglie d’oro e via Fogazzaro. Fino al 28 gennaio la strada sarà chiusa ai mezzi e ai pedoni dalle 7.30 alle 17.30.
Si tratta di sei piante. Insorge Legambiente, perché “l’albericidio”, come è stato definito, ha già colpito le acacie e i ginko biloba in via Galilei, alcuni pini di via Rizzera e quelli storici del piazzale antistante la stazione ferroviaria di viale Trento e Trieste, infine altri pini nel piazzale del palazzetto dello sport. Gli ambientalisti ricordano, in una nota, che via Brandolini è ricompresa nel perimetro urbano tutelato paesaggisticamente dal Decreto ministeriale del 19 maggio 1965 e che «questa tutela ricomprende anche le alberature che, data anche la loro vetustà, sono da considerarsi quale componente essenziale della peculiare urbanistica del centro cittadino vittoriese».
Legambiente chiede all’amministrazione municipale se è stata fatta un’accurata indagine sullo stato di salute di detti alberi. «Nessuno di questi poteva essere mantenuto? Il Comune giustifica tali interventi con i dissesti alla pavimentazione dei marciapiedi e ai sottoservizi causati dall’apparato radicale: eppure – obiettano i dirigenti dell’associazione - esistono soluzioni per ovviare a tali problematiche, come per esempio sopraelevando il marciapiede, evitando l’eccessiva cementazione o asfaltatura presso la base dell’albero e utilizzando materiali traspiranti anti-radice».
Legambiente, inoltre, contesta le soluzioni alternative. «Si reimpiantano nuove essenze che, come in via Galilei, paiono svolgere più che altro un mero ruolo di arredo urbano. Un albero adulto può catturare fino a 50 KG annui di CO2, abbassare la temperatura sotto le sue chiome da 2 a 8 gradi: e purtroppo i nuovi alberi che verranno messi a dimora potranno esplicare detta funzione forse fra qualche decennio, quando i danni operati dal cambiamento climatico saranno fuori controllo».
In conclusione, secondo Legambiente, «alla luce di quanto sopra pare estremamente miope il taglio di alberi al di fuori di ogni pianificazione che, a fronte di disagi magari in parte se non in toto superabili, poterebbero ancora esplicare una funzione dal valore aggiunto spesso misconosciuto ma di incommensurabile valore».
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