Vittorio Veneto, i profughi da domani fanno i giardinieri

VITTORIO VENETO. I profughi a servizio della città. Per il momento soltanto in 20, su 110, più avanti si spera altri. Chi a tener pulito il parco di villa Papadopoli, chi a provvedere alla manutenzione dell’area Fenderl, chi, ancora, a impratichirsi nlle attività agricole più compatibili, quelle aderenti all’associazione Famiglie Rurali, che lavora già con Paesi africani. Domani in giunta comunale sarà vagliato ed approvato l’accordo per consentire ai profughi dei Ceis di svolgere servizi di volontariato.
Nulla a che vedere con il lavoro (proibito, perché evidentemente da regolarizzare), nemmeno con i cosiddetti lavori socialmente utili, ma solo prestazioni gratuite, ancorché assicurate. Una decina le associazioni di volontariato che si sono fatte avanti per integrare gli immigrati, una ventina i profughi che si sono messi a disposizione.
Di questa prospettiva si è fatto carico il sindacato, Cgil e Cisl, ancora nel gennaio scorso, dopo la protesta degli ospiti del Ceis sull’Alemagna. Ci sono voluti circa 7 mesi per far maturare un’intesa che vedrà le organizzazioni di volontariato coordinarsi direttamente con la cooperativa Integra, che gestisce l’accoglienza al Ceis.
Tra i primi a farsi avanti Mario Longo, presidente dell’associazione "Insieme per Ceneda". Nei giorni scorsi il sindacato avevano lanciato un monito: o si conclude l’intesa (come è accaduto dappertutto, in tempi ultrarapidi) o per sollecitarla scenderemo in piazza. «Si è trattato di un’elaborazione complessa e delicata, che ha richiesto del tempo, ma adesso possiamo presentarla come un modello» anticipa l’assessore Barbara De Nardi. E il presidente del Volontariato Provinciale, Alberto Franceschini, conferma: «Come coordinamento stiamo seguendo questo modello, tra l’altro già sperimentato positivamente a Belluno, che potrebbe diventare un accordo pilota da estendere a tutta la provincia di Treviso, e che il nuovo prefetto potrà valutare, magari proprio insieme al tavolo per l’immigrazione». Severo nella valutazione il sindacalista della Cgil, Loris Dottor: «I lavoratori vittoriesi, che faticano a causa della crisi, si chiedono, ormai da mesi, perché i profughi non possano in qualche misura guadagnarsi l’ospitalità prestando gratuitamente la loro opera. Che siano soltanto 20 su 100 coloro che hanno accettato è, per aspetti, incomprensibile. Il sindacato lavorerà perché siano ben più numerosi. Però i ritardi non li hanno maturati loro».
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