Ceis e profughi: accusa di truffa «Numeri gonfiati per i rimborsi»

VITTORIO VENETO. Non solo maltrattamenti. In merito all’indagine relativa al centro di accoglienza profughi Ceis di Vittorio Veneto spunta un’altra ipotesi di reato: quella di truffa allo Stato. Si aggrava dunque la posizione dei cinque indagati nell'inchiesta aperta dalla Procura di Treviso sul Ceis di Vittorio Veneto. Secondo il pm Giovanni Valmassoi, titolare del fascicolo, i vertici del Cooperativa Integra che aveva l'appalto per accogliere i richiedenti asilo al Ceis (il presidente del Centro Italiano di Solidarietà, don Gigetto De Bortoli oltre ad altri 4 operatori, tutti difesi dagli avvocati Mario e Roberto Nordio) nel corso dei mesi avrebbero fatto figurare come presenti un numero maggiore profughi ospitati nella struttura rispetto a quello reale ma soprattutto avrebbero denunciato periodi di permanenza più lunghi di quelli effettivi. Al solo scopo (sempre secondo l’ipotesi di reato) di intascarsi la provvigione giornaliera fornita dallo Stato pur senza erogare alcun servizio. In base alle indiscrezioni la somma contestata sarebbe di poco più di un migliaio di euro. Ma secondo la difesa la contestazione sarebbe legata ad un’erronea interpretazione del regolamento. Nei giorni scorsi si è tenuto anche l’incidente probatorio, durante il quale non si sono tenute le audizioni delle presunte vittime di maltrattamenti. Si è semplicemente proceduto all’acquisizione degli atti, nello specifico le 12 denunce depositate da altrettanti profughi. Il primo sopralluogo al Ceis disposto dalla Prefettura risale allo scorso 26 febbraio. Sullo sfondo c’era il malessere dei profughi che era esploso l’11 febbraio scorso con il plateale blocco della statale Alemagna da parte di una quarantina d’immigrati. A scatenare la protesta era stato il mancato rilascio dei documenti. Con la conseguenza di non poter lasciare Vittorio Veneto per trasferirsi altrove, né poter trovare un lavoro. Ma anche le lamentele per la qualità del cibo e dell'alloggio (su questo vertono le accuse di maltrattamenti). Una nuova ispezione dei carabinieri risale a fine marzo scorso. Ai cinque indagati era stato consegnato l’avviso di garanzia (obbligatorio per effettuare l’ispezione). Vengono contestate condizioni inadeguate per quanto riguarda i pasti somministrati, la biancheria fornita e gli alloggi in generale, oltre alla preparazione degli operatori che non sarebbe consona alle richieste. Tutte cose che sono state denunciate a suo tempo anche dagli stessi profughi che si lamentavano della scarsa assistenza. Attualmente i cinque indagati continuano a prestare servizio al Ceis, cercando di far fronte all’emergenza profughi che ha colpito la Marca nelle ultime settimane. Dopo l’incidente probatorio le indagini sono oramai agli sgoccioli. I reati sono contestati a vario titolo agli indagati. Ora non resta che vedere se il pm deciderà di archiviare l’indagine o chiedere il rinvio al giudizio.
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