Vigili urbani dai carretti al velored/FOTO

Si chiamavano Guardie municipali e la loro storia a Treviso inizia nel 1871, quando l’allora giunta guidata dal sindaco Vianello Cacchiole, comunica tramite avviso pubblico ai concittadini la nascita del nuovo corpo «per vegliare alla esatta esecuzione delle leggi e dei regolamenti municipali». In 140 anni di strada ne è stata fatta ed è raccontata nella mostra fotografica allestita nel salone del palazzo dei Trecento “Guardie municipali, vigili urbani, polizia municipale, polizia locale…oltre 140 anni al servizio della città”.
Duecentoquaranta le foto in esposizione conservate negli archivi della polizia e nelle collezioni private. La mostra ha aperto i battenti ieri e durerà fino al 23. Si parte con l’atto costitutivo e con il bando per un capo di guardia (pagato 1.100 lire) e 8 guardie (pagate 850 lire): rigorosamente fra i 25 e i 40 anni, capaci di leggere e scrivere e alti più di 1,70 metri. Quali i loro compiti? Vegliare sulla corretta circolazione dei carri e sull’occupazione del suolo pubblico, per esempio.
Loro, le guardie, circolavano in bicicletta. C’è ancora chi ricorda come a San Leonardo, a inizio Novecento, esistesse un segnale di divieto di attraversamento dei carretti a mano.
Una storia, quella dei vigili, strettamente collegata a quella dell’evoluzione della città. Fra gli scatti c’è il presidio per l’inaugurazione, nel 1950, del museo Bailo. Negli anni del boom, quando le auto cominciano a circolare in modo massiccio per le strade della città, compaiono anche i primi rudimentali radar per segnalare la velocità e i primi congegni per i controlli fonometrici nei cantieri edili.
Nel 1979 ci sono i vigili i gran parata per la visita di Giovanni Paolo II a Treviso. Il percorso arriva ai giorni nostri con i moderni autovelox (4 attualmente funzionanti) i telelaser mobili (2), i controlli con gli etilometri (almeno due al giorno), i drug test, i sempre più capillari compiti della polizia locale che vanno dal controlli approfonditi sugli autotrasporti per la circolazione di veicoli stranieri che richiedono specializzazioni altissime, ai controlli in tema di commercio, edilizia, ambiente.
«Ora serve una professionalità quasi da giurista», dice il comandante Federica Franzoso. Oggi gli agenti di polizia locale sono 84. «Ce ne vorrebbero un centinaio», dice l’assessore alla Sicurezza Andrea De Checchi. Numeri che devono fare i conti con patti di stabilità e riduzioni di personale. Per l’assessore «l’obiettivo principe è far sì che la polizia locale sia avvertita come sempre più vicina ai cittadini».
Ieri si è parlato anche dell’arresto del nigeriano senza biglietto del bus. «Mi spiace vi sia ancora qualcuno che nell’ambito di un’operazione ordinaria si permetta di fare polemica», dice De Checci. E il sindaco Gobbo: «Certe strumentalizzazioni fanno solo male a chi le cavalca. In certe situazioni occorre usare la mano ferma».
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