Via Manin, chiude la storico negozio di passamanerie

Hanno lavorato per i sarti, i tappezzieri, le famiglie che si creavano casa investendo in tendaggi, tessuti e materiali di ogni genere, secondo una moda che cambiava e che loro continuavano a conoscere e interpretare al meglio. E grazie a questa capacità e competenza che la famiglia Zuccon è riuscita a crescere e trasformare la bottega nata negli anni Settanta in una piccola azienda capace di farsi conoscere e apprezzare anche all’estero. Ma che si ritrova a dover lasciare la sua città, Treviso, per colpa dell’affitto.
Sulle vetrine della bottega di via Manin (l’unico negozio del centro a riuscire ancora a denominarsi “passamaneria”) i cartelli «liquidazione totale» sono stati esposti alcuni giorni fa, quando è saltata la trattativa per rinnovare il contratto. È stato un boccone amaro. Gli Zuccon erano in via Manin da 36 anni, dopo averne trascorsi altri dieci circa sotto i portici di via Zorzetto, vicino all’attuale Pam. Da lì hanno osservato la cittàche cambiava, ma anche il mercato farsisempre più in salita per chi – come loro – aveva puntato tutto sull’abilità di quegli artigiani del mobile travolti dai prezzi proposti dall’industria del mobile in serie (megli se multinazionale). «L’effetto della nuova moda e del nuovo modi di arredare le case si è sentito» ammettono in bottega, eppure Zuccon ha continuato a lavorare affidandosianche a internet e soprattutto alla qualità. Ha affascinato i tappezzieri russi, ma non ha potuto nulla contro la dinamica dle mercato degli affitti.
La Passamaneria Zuccon dovrà lasciare il negozio in via Manin entro il 31 marzo prossimo. La data non è rinviabile. I titolari, in questi giorni, stanno passaando la setaccio la città alla ricerca di uno spazio nuovo dove spostare tessuti, campionari, arredi e “sapienza”, ma non è facile. Il problema è sempre lo stesso: i costi. «Nessuno vuole lasciare Treviso» spiegano in via Manin, ma se non si troveranno alternative, la famiglia è anche pronta a spostare tutto in centro a Marcon dove gli Zuccon negli anni hanno aperto un ingrosso.
Ad oggi, purtroppo, l’unica notizia certa è la chiusura. L’ennesima in via Manin, l’ennesima per una città che non riesce a mantenere accese le luci su quelle botteghe che ne hanno fatto la storia.
È la drastica legge del mercato, o una china che si potrebbe interrompere? È la domanda che si pongono tutti i giorni gli artigiani e i negozianti quando aprono bottega. I più fortunati hanno ereditato o comprato le mura e possono sperare di farcela comunque con le vendite. Ma ce ne sono tanti altri che agli incassi devono togliere (oltre alle tasse) l’affitto, e vedono nero.
Non a caso Casartigiani a inizio febbraio ha lanciato l’allerta alle istituzioni e agli enti economici del capoluogo avvertendo «o la città cambia, o pochi resisteranno». «Serve la vitalità di nuovi residenti», hanno detto, «ma serve anche una vera trattativa per gestire affitti spesso fuori misura». Gli sgravi e le detassazioni proposte dalla giunta comunale per aiutare le botteghe storiche per adesso sono ancora idee, così come è ancora un “lavoro in corso” il regolamento per il riconoscimento delle botteghe storiche e delle attività di pregio che l’amministrazione ha disegnato nella speranza di dare una mano alle attività storiche o tipiche. Intanto, si allunga la lista delle chiusure.
Federico de Wolanski
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