È morto Paolo Camatta, settant’anni al bancone di Beltrame

Si è spento lunedì a 81 anni. Aveva iniziato a lavorare nello storico locale trevigiano a 14 anni. Toffolo: «Un pezzo di storia»

Mattia Toffoletto
Paolo Camatta, primo da destra, assieme a Francesco Berlese (primo a sinistra) e al pittore Socrate (al centro)
Paolo Camatta, primo da destra, assieme a Francesco Berlese (primo a sinistra) e al pittore Socrate (al centro)

Un simbolo della piazza, volto notissimo di un locale icona. Il rito del panino con la porchetta a rendere il suo bar inconfondibile. Si è spento lunedì 16 giugno a 83 anni (compiuti l'8 giugno) Paolo Camatta, una settantina d'anni dietro il bancone del bar Beltrame, sotto la Loggia dei Trecento, nel cuore di Treviso.

Un tempio del capoluogo, birreria in origine, aperto già nel primo Dopoguerra da Ermete Beltrame, papà di Alfredo. Sì, quell'Alfredo difensore della tradizione culinaria trevigiana e inventore del tiramisù, nome associato dagli anni Sessanta a numerosi locali di Treviso e Cortina.

Fin dagli esordi conosciuto in primis per la porchetta, il bar sotto la Loggia rimase in gestione alla famiglia Beltrame (a Ermete subentrò il figlio Alfredo) fino a inizio anni Ottanta, quando diventò titolare Paolo Camatta che – storia nella storia – lì era dipendente dall'età di 14 anni. La sua è stata una vita intera dietro quel bancone, tanto da lasciarlo solo tre anni fa.

Oggi il bar - lunedì chiuso per lutto - è gestito dal figlio Fabio: caffetteria, ma anche tramezzini, vitello tonnato e quel rito della porchetta che è tuttora biglietto da visita. La tradizione che trova continuità.

Annibale Toffolo, direttore di Taste Vin, ricorda l'ex titolare così: «È stato un simbolo di Treviso capace di mantenere il Beltrame un'icona della trevigianità, un pezzo di storia della nostra città». Paolo, un ristoratore attento, senza vezzi. «Lo conoscevo da quando era dipendente del bar, molto più che un amico. Oggi è come se per la piazza finisse un'epoca» segue Toffolo, «era una persona schietta, pratica, un professionista che ha saputo mantenere la tradizione, come la porchetta (come oggi il figlio Fabio): se la faceva preparare appositamente per il bar, stessa cosa per le pagnottine all'olio, perfette».

Cliente fisso, per una vita, Giancarlo Gentilini. Per lungo tempo, quasi un ufficio distaccato di Ca' Sugana e della politica cittadina. Tanto che lì non si contano gli eventi organizzati anzitutto dalla Lega, specie in campagna elettorale.

L'ex sindaco Gian Paolo Gobbo, amico di vecchia data, fa un tuffo indietro nella memoria: «Ci conoscevamo da sempre, considerando che mio nonno negli anni Cinquanta aveva il negozio in piazza Indipendenza. Paolo era una persona eccezionale, un esempio di trevigianità. Una grande persona, un grande amico: iniziò a lavorare prestissimo».

Essenziale nei modi, quasi ruvido, tagliente nei commenti e nelle critiche che a necessità non risparmiava a nessuno; e nessuno ne ha mai messo in dubbio la competenza e la visione sulla città dalla sua finestra privilegiata sotto la loggia.

Paolo, pur lontano da Beltrame da tempo, era comunque una istituzione, e in città il passaparola è scattato immediato, la notizia della morte di Paolo Camatta ha raggiunto presto tanti protagonisti della piazza. Un secolo di vita per un locale che già nel nome – Beltrame – racchiude un pezzo di storia della città.

Trent'anni fa era mancata la moglie Resi, Camatta lascia la memoria e l’esperienza del bancone al figlio Fabio che da anni ne segue le fila. I funerali si svolgeranno, nei prossimi giorni, in forma privata.

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