«Via da Barcellona se sarà secessione»

Molte aziende della Marca hanno una sede nella regione: già avviati i contatti per trasferirsi in caso di fuoriuscita dall’Ue
Tome Dosson inaugurazione Came store agenzia fotografica foto film
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TREVISO. La Catalogna indipendente è lo spauracchio di sette aziende trevigiane che a Barcellona (e dintorni) hanno una sede, una partecipazione o uno stabilimento. Came, Hangar Design, Rotas, Nice, Codognotto, D.B. Group, Dopla non hanno di certo affisso l’ormai celebre senyera, la bandiera catalana a fasce gialle e rosse, ai loro stabilimenti. E chi dà la propria opinione non usa giri di parole: la secessione - e la conseguente uscita del nuovo Stato dall’Unione Europea - sarebbe, per le fabbriche, una catastrofe. Nessuno ha ancora cambiato sede, come hanno fatto altre aziende spagnole, ma qualcuno ci sta pensando: in fondo basterebbe spostare la sede sociale nello studio di un notaio a Madrid.


La
Dopla
, marchio italiano delle stoviglie monouso con sede principale a Casale sul Sile e uno stabilimento produttivo in partecipazione a Barcellona, ha la doppia sfortuna di avere un presidio pure in Gran Bretagna: «E lì abbiamo già subito le ripercussioni dell’annuncio della Brexit, con un impatto importante nel cambio» spiega il titolare, Carlo Levada. «A Barcellona abbiamo avuto, da parte dei legali che ci seguono, un’informativa sulla possibilità di spostare sia la sede legale che quella fiscale della società. Al momento abbiamo deciso di non muoverci, siamo una realtà di medie dimensioni e finora chi ha deciso di andarsene sono le imprese più grandi. Non so se si arriverà alla secessione, ma un po’ di preoccupazione c’è, siamo in una fase di analisi e di attesa che rischia di protrarsi perché non ci sono notizie certe. Lavorare fuori dall’Unione Europea? Dipende dalle incombenze burocratiche che ne conseguono, ma come ho detto, in Inghilterra ne abbiamo risentito».


Vicina di casa “catalana” della Dopla è anche la
Came
di Treviso, fondata da Paolo Menuzzo, che a Nord di Barcellona (in un paese chiamato Montcada i Reixac) ha lo stabilimento Parkare, di una controllata del Gruppo Came. L’azienda ha affidato a una nota la sua posizione sul caos in Catalogna: «Non siamo preoccupati perché siamo strutturati per gestire anche scenari che potrebbero rallentare il nostro business plan, in quanto abbiamo 6 stabilimenti produttivi in Italia e in Europa che sono intercambiabili e permettono di rispondere alla domanda del mercato, se necessario». Tradotto: in caso di secessione, la produzione che oggi si fa regolarmente a Barcellona sarà spostata altrove.


A Montcada i Reixac ha sede anche
Rotas Ibérica
, sede spagnola dell’azienda di Treviso che produce etichette per l’industria enologica. «Se siamo preoccupati? Sì, la secessione sarebbe un disastro» confessa il titolare, Francesco Celante. «Io capisco pure le loro ragioni però dovranno trovare un’altra soluzione. Serve una via di fuga per tutti. Non solo abbiamo la sede: abbiamo di recente comprato un’altra fabbrica da 4 mila metri quadrati da ampliare. La Catalogna indipendente e fuori dall'Unione Europea? Non se ne parla nemmeno, ci arrendiamo anche noi se succede. Siamo europeisti, nessuno di buon senso può pensare di lavorare in uno Stato fuori dall’Unione Europea. Personalmente credo che Puigdemont dovrà trovare una soluzione, un percorso nuovo, tutto il resto non è pensabile».


In Catalogna ci sono anche
Hangar
, uno studio di design trevigiano, e le aziende di trasporto
Codognotto
e
D.B. Group
. Mentre fra le prime a investire a Barcellona, nel 2002, fu la
Nice
di Oderzo, con l’apertura di Nice Screen.


(a.d.p.)


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