Vetrine spente, a Treviso è epidemia. Ha chiuso la libreria Adler

Anche via Battisti paga dazio alla crisi del commercio che colpisce il centro storico. Bollettino nero da Calmaggiore a via S. Agostino, da Borgo Mazzini a via Collalto
passerini agenzia foto film treviso libreria viale c. battisti chiusa
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TREVISO. Le saracinesche abbassate, gli scatoloni accatastati all’interno. E un cartello affisso alla porta che scaccia via gli ultimi dubbi: «Avvisiamo la gentile clientela che la libreria è chiusa».

L’ennesima vetrina che si spegne, in centro storico. L’ennesimo “buco” nelle attività commerciali del capoluogo coincide con la libreria giuridica Adler di via Battisti. Il punto vendita della società padovana - la sede amministrativa è a Limena, alle porte del capoluogo del Santo - ha abbassato le serrande da una settimana ed è una chiusura che non passa inosservata.

Perché è solo l’ultima stazione din una via crucis del commercio che sta marchiando la congiuntura del commercio cittadino, interessando diversi settori merceologici. Perché quella libreria esisteva da oltre quaranta anni e, con il passare del tempo era diventata riferimento imprescindibile per studenti universitari e professionisti dell'ambito giuridico.

Dagli anni 2000 aveva trovato nuova linfa con lo sbarco a Treviso del corso di laurea in Giurisprudenza ma, all’alba della terza decade del millennio, ha dovuto fare i conti con la crisi del settore, un dramma che in Italia sta colpendo ovunque. Adler srl aveva rilevato il negozio nel 1998, prendendo il testimone dalla gestione Pulvirenti, protrattasi per un ventennio. Poi, a inizio 2020, la decisione di chiudere i due punti vendita (oltre a Treviso, quello di Padova in via Berchet), per concentrarsi nell’on line.

«Una scelta dolorosa, ma legata a più fattori», osserva Lucio Ferrari, padovano, titolare della Adler, «Il calo della domanda s’è accompagnato al minore potenziale di spesa della clientela. Senza contare che la concorrenza ha reso gli sconti obbligatori, con conseguente riduzione del margine di guadagno. Una libreria che chiude è sempre un patrimonio che si disperde: ora ci affideremo al web, ma non dà la stessa emozione del libro aperto e sfogliato, prima dell’acquisto».

Nemmeno la posizione strategica ha aiutato: il contiguo bistrot gettonato dagli studenti (e trionfatore in rete e nelle classifiche dei siti di settore), la biblioteca ex Gil a un tiro di schioppo.

Ma la litania di serrande abbassate è ben visibile in altri quadranti della città. Persino il Calmaggiore conta la desolazione di cinque “buchi”, fra ex negozi di telefonia e abbigliamento. Colpisce vedere ancora chiusi gli spazi dell’ex caffè Venturato: i più attenti ricordano come siano passati mesi dalla cessazione dell’attività, in parallelo con il locale fratello di borgo Mazzini.

E adesso, momento nero per via Sant’Agostino: basti pensare all’ex macelleria Borsoi, che aveva riaperto con una nuova gestione, salvo poi ritrovarsi costretta ad abbassare le serrande.

A proposito: da quelle parti, in Borgo Mazzini, ha appena chiuso “J. & C. Vogue”, negozio d’abbigliamento.

Aree più storicamente in sofferenza sono Santa Maria Maggiore e San Nicolò, non dimenticando via Martiri della Libertà e vicolo Rialto. Ma neppure via Collalto se la passa bene: ha appena chiuso “Caveau”, ancora nel settore abbigliamento. —

Mattia Toffoletto
 

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