Vedelago, terremoto Villa Emo: il presidente lascia

VEDELAGO. La lettera di dimissioni – irrevocabili e a effetto immediato – data 8 ottobre 2018. Pensata, meditata, costruita con estrema attenzione parola dopo parola, redatta con una punta di amarezza, data la passione che da sempre lega il suo estensore, Armando Cremasco, al suo oggetto, Villa Emo. Così il presidente della fondazione, che gestisce per conto della proprietà (la Banca di Credito Cooperativo Trevigiano) la dimora palladiana patrimonio dell’Unesco, ha comunicato la sua uscita dal cda. «Motivi strettamente personali», precisa lui, ma poi è un fiume in piena. «È impossibile gestire a queste condizioni, ovvero senza fondi, un tale patrimonio», dichiara, «Ho accettato la sfida tre anni fa, era la fine del 2015. Ci abbiamo provato, è stata un’esperienza straordinaria, ma purtroppo devo constatare che è un’impresa irrealizzabile».
Su Villa Emo, la stessa che, a capo di un comitato, ha difeso dalle ruspe dei cavatori pronti a divorare campi di “oro” bianco, ha messo impegno, tempo e tanta passione. «Ma purtroppo non sono più tempi». Rossi di bilancio? «No, con quello che avevamo a disposizione abbiamo fatto l’impossibile», risponde deciso, «Ma ora non possiamo spendere neppure un euro. Ci penserà qualcun altro». Chi? «Deciderà la banca», taglia corto Cremasco, «Villa Emo rimane e nel suo futuro ci sono tante possibilità di sviluppo. Certo, non a queste condizioni». Dopo il commissariamento da parte di Bankitalia, dalle casse della Bcc capitanata da Piero Pignata non esce un euro per la gestione della dimora palladiana. La villa deve autofinanziarsi. Ai tempi dell’ex presidente Nicola Di Santo ogni anno poteva far conto su un interessante gruzzoletto: ben duecentomila euro l’anno tramite l’Antico Brolo. «Non voglio intervenire sul passato», aggiunge Cremasco, «Guardo il presente e, sinceramente, abbiamo le mani legate. Ventiduemila visitatori ogni anno da tutto il mondo, persino da Russia, Giappone e States, molti meno, purtroppo, dalle nostre terre. Investendo in promozione potremmo raddoppiare numeri e incassi dalla biglietteria consentendo alla villa di mantenersi. Ho davanti l’esempio del Castello di Roncade: tre, quattro grandi eventi l’anno, lanciati da un’agenzia che sa fare bene il suo lavoro, ed ecco un bene che si autosostiene». Ma quali investimenti servirebbero per dare respiro a Villa Emo? «Dai 50 ai 70 mila euro l’anno e la fondazione potrebbe garantire una gestione adeguata al valore storico, artistico e culturale di questo bene», fa un rapido conto Cremasco, «Intanto, grazie a normali alchimie contabili, il nostro bilancio è in pareggio. Eliminando i dipendenti e affidando il servizio a una cooperativa esterna, ad esempio, abbiamo risparmiato 30-40 mila euro l’anno. Ma la stagione dei tagli non può continuare in eterno».
Con l’uscita di Cremasco, restano nel cda Giuseppe Romanoi e Ivano Cescon. Prima del “pres”, ha fatto i bagagli lo storico Giacinto Cecchetto.
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