Va all’asta lo storico vivaio marchiato Van den Borre

Una storia tutta trevigiana, per anni di successo - che prosegue peraltro tutt’ora - e per altri di debiti e difficoltà.
Tanto che lo storico quartier generale di via Selvatico, che mantiene il nome di Van den Borre nonostante i discendenti della famiglia non vi operino più da tempo, andrà presto all’asta. È fissato per i primi di giugno, infatti, l’esperimento di vendita dell’Istituto di vendite giudiziarie di Treviso (Ivg) che metterà sul mercato - per un valore complessivo che raggiunge un milione di euro - quello che un tempo fu il regno della storica famiglia di florovivaisti Van den Borre, fatto di serre, magazzini, officine, due appartamenti abitabili e una palazzina con uffici, uniti ad un totale di quasi 30 mila metri quadrati di terreni scoperti con accesso da via Selvatico.
L’esecuzione immobiliare, stando alle documentazioni e all’avviso dell’Ivg, risale al 2015 ma la stima dell’intera proprietà pignorata è di fine 2018. Di fatto esattamente vent’anni dopo la scomparsa di Francesco Van den Borre, classe 1911 mancato appunto nel 1998, che in quanto senza figli lasciò la propria parte di proprietà di via Selvatico a tre dipendenti. Uno dei quali, negli ultimi anni e tutt’ora, ha portato avanti l’attività. Una storia che si è intrecciata inevitabilmente con la discendenza dei Van den Borre e gli altri parenti di Francesco, ma che tuttavia si è separata sul nascere e non ha avuto condivisioni dell’attività lavorativa. Tantomeno dei debiti con l’erario e le banche - si parlerebbe di cifre milionarie - e che oggi sarebbero appunto alla base dell’asta del prossimo giugno.
Seppur il nome del vivaio a due passi dal Terraglio possa richiamare alla famiglia, infatti, gli stessi protagonisti tengono a precisare che questo nulla ha a che vedere con il vivaio dei Van den Borre di via del Mozzato - questi sì parenti del “vecio” Francesco - né con il grande centro vivaistico omonimo di Ponzano. Al telefono di via Selvatico, la proprietà oggetto di pignoramento, in questi giorni non risponde nessuno. E l’attività, stando all’annuncio internet, risulta “temporaneamente chiusa” (anche per le disposizioni governative legate al coronavirus, che tuttavia da ieri hanno ammesso la riapertura di questo tipo di attività).
Fino a poco tempo fa, tuttavia, il vivaio era in attività. E lo sarebbe tutt’ora. Risponde viceversa Francesco Van den Borre, nipote del Francesco classe 1911, che assieme al figlio Nicola prosegue appunto l’attività di famiglia, tra via del Mozzato e Ponzano: «In via Selvatico operano persone estranee, che nulla hanno a che vedere con la mia famiglia», precisa sulla vicenda il vivaista, «noi, anche sotto l’aspetto giudiziario, non c’entriamo niente». Una precisazione doverosa, pronunciata peraltro assieme a frasi dispiaciute per la vicena. Ma allo stesso tempo sostanziale dal momento che in via Selvatico e sul Terraglio continuano a capeggiare i cartelli con il nome Van den Borre. Una di quelle che discendenze che hanno scritto pagine storiche della città e a cui peraltro sono legate leggende quali il merito di aver portato a fine 800 nella Marca, dall’Olanda, le sementi del radicchio rosso di Treviso. Oggi simbolo per eccellenza della città di Treviso e della Marca nel mondo. L’asta che servirà a dare un nuovo proprietario al compendio di via Selvatico è stata fissata per il prossimo 9 giugno. Per parteciparvi servirà un’offerta minima di 758 mila euro ma il prezzo base, come valore complessivo, è pari a un milione di euro. —
Alessandro Bozzi Valenti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso