Una piazza per Clelia Caligiuri salvò un’ebrea dalla Shoah

ODERZO. Una piazza per rendere omaggio a Clelia Caligiuri, ricordando il contributo per salvare vite umane, aggirando le leggi razziali. Un atto di eroismo che il tempo rischiava di cancellare dalla memoria, per questo domani alle 15 la sindaca Maria Scardellato e il capogruppo degli Alpini di Piavon Antonio Cittolin toglieranno il velo al cartello che intitolerà a Clelia Caligiuri la piazza antistante le scuole elementari di Piavon. Il nome della maestra Clelia Caligiuri è registrato nello Yad Vashem di Gerusalemme tra i Giusti fra le Nazioni, l’onorificenza concessa a chi durante la seconda guerra mondiale abbia salvato ebrei destinati ai campi di sterminio nazifascisti. Alla cerimonia è stata invitata anche una delle tre figlie della donna. Clelia Caligiuri, nata a Sorrento nel 1904, era arrivata a Piavon nei primi anni Venti per insegnare nelle scuole elementari di Piavon. Il suo matrimonio durò appena dieci anni: sposato Renato De Gregorio nel 1930, il 20 luglio 1940 la nave militare che lo trasportava a Tobruk fu affondata uccidendo tutti i membri dell’equipaggio. In quel momento Clelia Caligiuri, già madre di tre figlie, decise di rimanere a Piavon, mettendo a disposizione delle altre vedove di guerra di Piavon la sua cultura per aiutarle nello sbrigare tutte le necessarie pratiche burocratiche. La svolta arriva nel 1943, poco prima della caduta del fascismo. È allora che, su consiglio medico, decide di far trascorrere a due delle sue figlie una parte delle loro vacanze estive a Follina in modo da offrire loro un’aria più pura. È nell’appartamento in cui vivono che le due incontrano Sara Karliner, ebrea jugoslava confinata sulle Prealpi dopo essere fuggita da Zagabria. Dopo l’armistizio e l’occupazione sempre più pesante da parte delle truppe naziste, Clelia Caligiuri salvò la giovane dandole ricovero nel suo appartamento di Piavon, facendola scappare quando i nazisti decidono di trasferire il proprio comando nella Tenuta Rechsteiner, a nemmeno un chilometro dalla casa in cui Caligiuri viveva con le figlie e Sara Karliner. Allora prese la decisione di trasferire la giovane nella canonica di Lutrano, dove don Giovanni Casagrande acconsentì a ospitarla fino alla fine del conflitto. Dopo la guerra, divenuta consigliera comunale a Oderzo per la DC, la maestra decise di trasferirsi a Napoli nel 1948. La sua storia venne alla luce nel 1966, quando Sara Karliner (che nel frattempo andò in Israele) la racconta e lo Yad Vashem la proclama Giusta fra le Nazioni. Clelia Caligiuri è stata la prima donna italiana a diventarlo e il primo cittadino ad aver aiutato degli ebrei a scampare alle persecuzioni nazifasciste nel territorio veneto. La sua storia è stata da poco riscoperta. E Oderzo non vuole dimenticare. —
N.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso