Una coppia sul luogo del delitto: «Fermi con l’auto in panne». Erano i killer

Un uomo e una donna con una Golf domenica mattina con la macchina guasta. Il meccanico Rigo li ha soccorsi in mezzo alla corsa podistica: «Avevano fretta»
L'auto medica del Suem sul luogo del delitto
L'auto medica del Suem sul luogo del delitto

POSSAGNO. Settimo tornante della strada che porta alla casa del Sacro Cuore, dietro al Tempio di Possagno. Un capitello racchiude l’immagine di una Madonna con il bambino. La mulattiera s’inerpica ancora per trecento metri, tra pietre di calcare – il biancone del Grappa – e una fitta boscaglia di carpini e acacie. Sui resti carbonizzati volano delle grosse mosche. Che cosa ci facesse domenica mattina, a meno di un metro dal corpo carbonizzato, una coppia di trent’anni – lui, quasi certamente veneto, lei probabilmente rumena – con una Golf di colore blu è il mistero che i carabinieri hanno svelato. Era la pista decisiva verso l’identificazione dell’uomo carbonizzato di Possagno e dei suoi assassini.

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Da sinistra Manuel Palazzo, Lucia Lo Gatto e Aldo Gualtieri

La coppia domenica alle 10 ha richiesto l’aiuto di un meccanico perché l’auto non ripartiva più: rottura di una canna di alimentazione del gasolio, a causa del fondo sconnesso della mulattiera. «Domenica – racconta il meccanico – mi hanno chiamato dei clienti: sono rimasti in panne sul Col Draga, sono andato a recuperarli con il traino. Abbiamo dovuto chiamare anche una jeep perché con il Fiorino non riuscivo a tirarli fuori. Avevano fretta: volevano che recuperassi subito l’auto, che gliela mettessi apposto, disposti anche a pagare il doppio pur di riavere subito la macchina. L’ho trainata, rimessa a posto, mi hanno pagato e se ne sono andati». Le operazioni di soccorso, visto il luogo impervio, sono durate almeno un’ora e mezza: durante questo tempo, incredibilmente, una cinquantina di podisti impegnati in una gara ha attraversato la mulattiera, superato i due mezzi di soccorso e la Golf dei presunti assassini. Nessuno ha badato a quel mucchio di pietre bianche sotto le quali c’era il corpo carbonizzato.

Giorgio Rigo ha 76 anni, con i due figli Nicola e Andrea gestisce la storica officina meccanica del paese. La sera ha raccontato in casa che ha dovuto lavorare anche di domenica: nonostante il giorno festivo, Rigo ha preso il mezzo con il traino ed è salito sulla strada dietro al Tempio per recuperare l’auto. Come fa sempre, visto che sulle strade del Grappa capita di frequente che la gente di pianura ci lasci qualche ammortizzatore. Il racconto del meccanico di Possagno – già vicesindaco, da sempre impegnato nel consiglio comunale e nelle associazioni – è considerato determinante nel ricostruire il quadro dell’efferato delitto: a Giorgio Rigo sono state sottoposte decine di fotosegnalazioni, una in particolare ha incuriosito il meccanico. Era la pista giusta. 

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