Una collina di rifiuti alta dieci metri

Camalò, la Forestale scopre un cumulo di 40 mila tonnellate di inerti in una ditta: titolare denunciata, area sotto sequestro
Di Fabiana Pesci
Pesci Camalo discarica eco soluzione vicolo vesuvio sotto sequestro
Pesci Camalo discarica eco soluzione vicolo vesuvio sotto sequestro

POVEGLIANO. Un cumulo di rifiuti alto quanto un palazzo di tre piani, comparso dal nulla a Povegliano, in vicolo Vesuvio. Un condominio di 40 mila tonnellate di immondizia costituito da quelli che in gergo si chiamano “rifiuti inerti non pericolosi”. Tradotto, scarti di cantieri: cemento, asfalto, resti di demolizione, mattoni. Materiale che le imprese edili hanno venduto alla Eco soluzioni Srl.

La ditta avrebbe dovuto riciclare tutto in sabbia e ghiaia. Invece, secondo gli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato, coordinata dal pubblico ministero Gabriella Cama, l’azienda ha solo incassato denaro e rifiuti. I soldi forse sono stati accumulati in qualche conto corrente, i rifiuti invece sono rimasti a Povegliano, crescendo (pure loro) di giorno in giorno. La titolare della Eco soluzioni Srl, che ha sede legale in viale del Lavoro 6 a Nervesa, è indagata per l’ipotesi di reato di gestione illecita dei rifiuti. Accusa che potrebbe trasformarsi in un reato ben più grave se, tra pezzi di cemento e mattoni sbucasse materiale pericoloso. Tutto ha avuto inizio quando la titolare della ditta, 50 anni, di Treviso, ha deciso di iscriversi nel registro provinciale per l’esercizio delle attività di recupero in regime semplificato dei rifiuti inerti. La Eco soluzioni accumula materiale, finché la Provincia si accorge che a quell’ammucchiare non corrisponde alcun “riciclare”. Scatta la diffida, cui segue un cronoprogramma della ditta, che promette di riciclare (e quindi smaltire) il condominio di immondizia entro l’8 agosto.

Ma erano solo buone intenzioni, alle parole non ha fatto seguito alcuna azione di bonifica della ditta. Ed ecco che è scattato il sequestro dell’area, del cumulo di rifiuti e dei macchinari che avrebbero dovuto triturare mattoni e quant’altro. Custode giudiziale è stato nominato il sindaco Rino Manzan. Se la ditta non provvederà a tirar giù il palazzetto di residui di cantieri edili, dovrà farlo il Comune: una mazzata economica per un’amministrazione che, come tutte, lotta per far quadrare i conti. Le indagini della polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato, guidata da Dante Urli, non si fermano. Obiettivo, far sì che il maxi mucchio di scarti di cantiere sparisca al più presto. In seconda battuta, c’è la volontà di verificare se tra mattoni e cemento si nasconda qualcosa di pericoloso.

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