Truffa da 10 milioni sui farmaci rimborsati Indagato il top manager trevigiano Bedin

TREVISO. Top manager trevigiano accusato di aver partecipato ad una truffa alla Regione Lombardia attraverso la vendita di farmaci per oltre dieci milioni di euro. La Procura di Milano ha chiuso in queste ore un’inchiesta delicata che vede tra i cinque nomi iscritti nel registro degli indagati quello di Nicola Bedin, nato a Montebelluna nel gennaio del 1977, e autore di una straordinaria carriera a Milano che l’ha portato ad essere amministratore delegato prima del Gruppo ospedaliero “San Donato” e poi dell’ospedale San Raffaele fino al 2017.
Un mese fa è stato designato da Cassa depositi e prestiti come presidente di Snam, la società dei metanodotti controllata da Cdp Reti. Bedin, cresciuto nella zona di Pederobba fino alla sua partenza per studiare all’università Bocconi di Milano, ha respinto ieri tutte le accuse: «Ho piena fiducia nel lavoro della magistratura e sono convinto che presto sarà chiarita la mia totale estraneità alla vicenda».
I farmaci
Secondo le indagini, coordinate dal pm di Milano Paolo Storari, le case farmaceutiche avrebbero venduto farmaci a nove ospedali del Gruppo San Donato che a sua volta si sarebbe fatto rimborsare dalla Regione a prezzo pieno, omettendo di indicare gli sconti praticati sul prezzo (dal 2 al 20 per cento) in seguito ad accordi informali legati al raggiungimento di determinati volumi di acquisti. Insieme a Bedin sono indagati gli amministratori e responsabili commerciali di cinque case farmaceutiche –Mylan spa, Abbvie, Novartis, Eli Lilly Italia e Bayer – oltre a Massimo Stefanato, ai tempi rappresentante del’ufficio acquisti del San Raffaele, e Mario Giacomo Cavallazzi allora responsabile dei servizi di farmacia di diversi ospedali del Gruppo San Donato che dal 2012 controlla l’ospedale che fu fondato da Don Verzè. Il manager trevigiano, ex Mediobanca, era stato infatti chiamato da Giuseppe Rotelli a guidare il gruppo nel 2005, a soli 28 anni. E nel 2012 era diventato anche ad del San Raffaele, dopo la crisi giudiziaria che aveva colpito l’ospedale milanese. Nel suo lungo curriculum si legge poi che dal 2015 è stato inoltre amministratore delegato dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
Le consulenze
Le dimissioni da quell’incarico sono arrivate nel 2017 e l’anno dopo il trevigiano ha fondato anche la “Lifenet Healthcare”, gruppo sanitario con 10 strutture in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Società divenuta famosa perché, durante l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, il gruppo, con la consulenza del virologo Roberto Burioni, ha offerto alle aziende un servizio che consisteva nella fornitura di “indicazioni e linee guida per riprendere l’attività aziendale in sicurezza”. Attività che era però finita nel mirino del settimanale L’Espresso che, a inizio giugno, aveva portato alla luce un possibile conflitto di interessi perché tra i gruppi che avevano sottoscritto un contratto con Lifenet c’era proprio anche Snam, la società che di lì a poco ha visto Bedin nominato presidente. Poche ore l’uscita dell’articolo che lo riguardava, il manager aveva chiesto ai dirigenti di Snam di «cessare anticipatamente con efficacia immediata il contratto» per «ragioni di opportunità legate al non voler sovrapporre, anche solo in via potenziale, il mio ruolo di ad e socio di Lifenet con quello di presidente di Snam».
La difesa
«Ho appreso da notizia di stampa che sarei indagato per fatti connessi all’acquisto di farmaci da parte dell’Ospedale San Raffaele. Non ho ancora ricevuto alcuna notifica, ma posso sin da ora dichiarare di non essere a conoscenza di alcun asserito illecito. Sono convinto che presto sarà chiarita la mia totale estraneità alla vicenda». È quanto ha dichiarato ieri Bedin. Il manager, il cui padre Natalino è l’ex primario di Chirurgia a Vittorio Veneto, è considerato in buoni rapporti con Davide Casaleggio per aver partecipato ad aprile 2017 a “Sum #1”, il meeting organizzato per ricordare Gianroberto Casaleggio. —
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