Divieti e cartelli multilingue contro le tragedie su Piave

​​​​​​La prossima settimana tavolo tecnico in prefettura con i comuni rivieraschi. Sidoti: «Vanno segnalati meglio i pericoli, vanno compresi i rischi del fiume»

Rossana Santolin
Il Piave non è balneabile ma l'avviso è scritto solo in italiano
Il Piave non è balneabile ma l'avviso è scritto solo in italiano

La morte di Adna Islam e Dennys Navas a distanza di meno di due settimane hanno riacceso il dibattito sulla sicurezza del Piave. Se è vero che il fiume non è balneabile, è altrettanto vero che la cartellonistica indicante i divieti non è diffusa in modo omogeneo e quando c’è, parla solo italiano.

Per questo, come auspicato dal prefetto di Treviso Angelo Sidoti, bisognerebbe promuovere delle iniziative per rendere più esplicito il pericolo che si corre facendo il bagno nel Piave. Questo, così come altre istanze presentate dai sindaci trevigiani, sarà uno degli aspetti oggetto del vertice in prefettura fissata per il prossimo 10 luglio su sollecitazione del sindaco di Spresiano, Marco Della Pietra.

Il vertice dei Comuni rivieraschi

Adna, 9 anni, è annegata a pochi metri dalla riva del fiume a Pederobba. Il corpo della ragazzina, ritrovato dai sommozzatori, era incastrato fra due grossi massi.

Dennys, 21 anni, si è tuffato da uno dei piloni del ponte di Fagarè, a San Biagio, e non è più riemerso. Gli amici hanno provato a cercarlo prima che la corrente, troppo forte in quel punto, li convincesse a desistere.

Una doppia tragedia nell’arco di pochi giorni che ha spinto il sindaco di Spresiano a prendere in mano una situazione trascurata da tempo. «Ogni estate ci troviamo a ripetere le stesse cose e nel solco di una legge poco chiara, che non definisce chi deve fare cosa, la lista delle vittime del Piave si allunga di anno in anno».

Da qui la decisione annunciata all’indomani della morte di Dennys Navas di chiamare a raccolta i propri omologhi dei Comuni rivieraschi. La riunione in prefettura è fissata per il 10 luglio. Un’occasione per i sindaci per capire come ciascuno possa fare la propria parte, pur restando che la materia è di competenza della Regione. L’ente ha infatti stabilito che solo l’Adriatico e i laghi del Veneto sono balneabili. Nessun altro corso d’acqua lo è, tanto meno il Piave.

«Bisogna segnalare il pericolo»

«Le competenze sono ben delineate dalla direttiva europea e dalla normativa italiana», ha precisato il 3 luglio il prefetto di Treviso Angelo Sidoti a margine del Comitato ordine e sicurezza pubblica. «L’applicazione della direttiva con apposita cartellonistica, se mai fosse balneabile oppure nel caso come il nostro di divieto di balneazione, sono di competenza delle amministrazioni comunali» spiega il prefetto. Per scongiurare altri incidenti il primo passo, sta nel rendere più esplicita la cartellonistica. «Occorre immaginare delle iniziative che devono passare per la verifica dei cartelli che devono essere anche in lingua straniera, per agevolare la conoscenza del pericolo a tutti quelli che frequentano il fiume, anche non italiani. Non devono essere soltanto un generico divieto di balneazione - aggiunge Sidoti - a mio avviso devono anche riportare il fatto che l’acqua è pericolosa».

«Serve la conoscenza del fiume»

La sicurezza passa anche per una maggiore conoscenza del fiume. «Occorreranno delle iniziative di informazione e formazione perché si riesca a far comprendere la pericolosità delle acque del Piave e le loro caratteristiche. In passato so che i Comuni rivieraschi hanno organizzato degli incontri, sarebbe opportuno replicarli» conclude il prefetto. —

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