Truffa alle slot del patron dell’Imoco

Vincenzo Di Giovanni, 65 anni, fabbricava banconote false da usare nelle sale bingo di mezza Italia: è in arresto
Di Federico De Wolanski

CONEGLIANO. Moltiplicava le banconote da 50 euro con forbice, scotch, e la faccia tosta di un signore elegante. Così Vincenzo Di Giovanni, 65 anni, è riuscito a truffare decine di sale bingo in tutta Italia finendo al centro di una maxi indagine conclusa dai carabinieri di Conegliano che sabato sera lo hanno arrestato con l'accusa di truffa aggravata, alterazione di monete e spendita di banconote false. Di Giovanni, di cui la tribuna aveva anticipato il fermo ieri, è stato bloccato al Biscione di Conegliano. Il titolare della sala Bingo, a cui i carabinieri avevano diramato un identikit di Di Giovanni, ha avvertito il 112 subito dopo averlo visto entrare. L’allerta, negli ultimi tempi, era alta. Ad essere colpite a ripetizione erano state infatti le sale Bingo di Enrico Polo e Maurizio Maschio – il patron dell’Imoco – che avevano sporto denuncia. L’uomo, originario di Pescara, fermato non ha mosso ciglio. In tasca, pronte per il gioco, quattro banconote da 50 euro false e 1500 euro in contanti, veri.

Moltiplicare i soldi. Di Giovanni, sapendo che le slot machine leggevano le banconote solo da un lato (alto o basso), si era organizzato con taglierini, pinze, guanti, e una mazzetta di 50euro falsi. Su un tagliere di plastica, dopo il taglio netto, provvedeva ad unire metà banconota falsa, con una metà vera. Un lavoro preciso quanto bastava per imbrogliare il lettore elettronico dello slot machine. Così facendo, caricava 50 euro finti, puntava pochi euro, si faceva stampare lo scontrino del credito rimasto e andava a incassare soldi veri. Riusciva a ripulire decine di banconote nell'arco di una notte raddoppiando, di fatto, gli incassi.

L'auto laboratorio-albergo. Per essere sicuro di non essere rintracciato, di non essere mai collegato ai luoghi dove decideva di colpire, il pescarese viveva nella sua Opel Corsa. Dentro, oltre al materiale con il quale Di Giovanni confezionava le banconote false, i carabinieri hanno trovato anche vestiti e oggetti personali. Una vita in fuga, che in un mese poteva fruttargli tantissimo.

Il vano segreto. Sotto il cruscotto dell'auto, letteralmente smontata in caserma, i carabinieri hanno trovato un vano segreto, realizzato in plastica e mimetizzato tra il volante e il vano motore. Dentro un tesoro in banconote «pulite» da 20, 50 e 100 euro per un totale di 7800 euro, frutto probabilmente della serie di truffe messe a segno nell'ultimo periodo. Poco prima che venisse fermato, Di Giovanni era riuscito a truffare 1500 euro una sala di Pordenone.

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