Trovato il proiettile che ha ucciso Paolo Tamai

silea. Trovato il proiettile che domenica mattina ha ucciso Paolo Tamai, 63 anni, in via Nerbon a Silea. Ora gli inquirenti hanno tutti gli elementi in mano per chiudere le indagini sul delitto e per il quale si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato il novantunenne Giovanni Padovan. Il pm Davide Romanelli ha anche disposto una perizia sul fucile.
l’autopsia
Ieri è stato il giorno dell’esame autoptico eseguito al Ca’ Foncello dal dottor Alberto Furlanetto. I primi risultati indicano che sia stata una morte istantanea quella dell’imprenditore sessantatreenne. Il colpo esploso dall’anziano, che ha sparato a Tamai con la sua doppietta, ha centrato Tamai in pieno volto, penetrando poco sotto l’occhio destro prima di finire la sua corsa nella scatola cranica, dove ha raggiunto e lesionato anche il cervello della vittima. Ora, dopo aver ritrovato anche il proiettile, gli inquirenti possono anche ricostruire la traiettoria della fucilata. In particolare per confermare che il colpo è partito da una distanza ravvicinata, ma non è ancora possibile stabilire con certezza che Padovan abbia fatto fuoco con il fucile imbracciato oppure dopo aver mirato. Nel frattempo Padovan è recluso nel carcere di Santa Bona, dove si trova in regime di custodia cautelare confermato dal gip Mascolo dopo l’udienza di convalida in cui il 91enne si è avvalso della facoltà di non rispondere.
il delitto
L’anziano è rimasto impassibile e non ha mostrato particolari segni di pentimento per quanto accaduto domenica mattina in via Nerbon a Silea.E ora non potrà puntare al rito abbreviato che è vietato per i reati che prevedano come pena l’ergastolo. L’imputato, prevede la recente riforma approvata dal governo Conte, può invece rinnovare la richiesta fino a che non siano formulate le conclusioni nel corso dell'udienza preliminare. Così se alla fine del dibattimento il giudice riconosce che per il fatto accertato sarebbe stato possibile il rito abbreviato, dovrà comunque applicare al condannato la riduzione di pena prevista quando si procede con il rito speciale. Soluzione che vale anche per il caso contrario. Infatti se procedendo per un delitto non punito con l'ergastolo si ammette il rito abbreviato, ma poi il quadro accusatorio si aggrava e la pena diventa l'ergastolo si ripristina il procedimento penale ordinario. —
Giorgio Barbieri
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