Troppi veleni sepolti nella Marca L’Ecomafie: «Condotte reiterate»

Tonnellate di materiale finito nelle ex discariche. La tomba d’amianto dell’ex Sevc e la gestione Clara

Nella provincia modello della raccolta differenziata, il ciclo dei rifiuti non ha avuto sempre una storia virtuosa. Ci sono stati gli anni del Far west, nel senso che lo smaltimento non era regolato più o meno da nulla, e ci sono stati poi gli anni in cui la consapevolezza delle conseguenze di uno smaltimento alla buona latitava.

Un combinato disposto che ha gonfiato il sottosuolo della Marca di inquinanti, in alcuni casi nemmeno isolati dalla terra e dalle falde. Casi che sono finiti all’attenzione della magistratura qualche volta, delle commissioni parlamentari qualche altra, e in altri ancora invece rimaste solo ai racconti di residenti.

Commissione ecomafie

In un territorio che ha fatto la fortuna dei cavatori, di buchi da riempire ce ne sono tanti. Molti già occupati; come ha mostrato il caso Cosmo il settore del trattamento dei rifiuti è particolarmente sensibile. Se n’è occupata nel 2016 anche la commissione parlamentare sulle Ecomafie che, elencando le bombe ecologiche rimaste nel trevigiano, denunciava ciò che la cava Campagnole ha mostrato. «Di norma, il fenomeno tipico del Veneto è quello di un’impresa, regolarmente autorizzata, la quale, in violazione delle autorizzazioni dell’Aia, normalmente concesse per la gestione di particolari rifiuti non pericolosi, adotta viceversa una serie di comportamenti devianti rispetto alla struttura normativa e alle prescrizioni fissate», condotte che la commissione definisce «reiterate e sistematiche».

cison

A Cison di Valmarino a luglio l’ultimo caso prima del maxi sequestro a Paese ai danni della Cosmo, nella cava Campagnole di Padernello. Il Noe ha scoperto che nell'ex cava Lot a Formesin veniva illecitamente dirottato il materiale estratto durante i lavori di bonifica dell’ex fonderia Montini di Paese da parte della Ecostile. Nella cava sono finite indebitamente 53.000 tonnellate di rifiuti illeciti.

PAese, quinto, villorba

Paese è purtroppo un Comune da record. Oltre al caso Campagnole, ha già vissuto due vere bombe ecologiche. Una incombe ancora. Nella Sev di via Veccelli sono state stoccate tonnellate di rifiuti pericolosi (in gran parte amianto, in foto) senza autorizzazione, ma la società è fallita lasciando un buco da 15 milioni di euro, e dopo poco si è dissolta anche la San Remo, che aveva emesso le fideiussioni. Non molto lontano c’è la Tiretta, le sue emissioni hanno avvelenati la falda di Quinto, che ha dovuto chiudere i pozzi e rifarsi l’acquedotto. Oggi è diventata un esempio per tutta Europa: è stata recuperata con un parco fotovoltaico. A Villorba preoccupa la discarica di via Marconi, dov’è arrivato da poche settimane il cantiere della Pedemontana. Arpav ha rivelato la presenza di cromo, amianto e metalli pesanti. Ma i lavori proseguono: la discarica sarà sezionata, e parte dei rifiuti portati a Loria.

castellana

Sempre a Loria c’è la discarica Gea, finita nei documenti della commissione Ecomafia perché i valori dell’ammoniaca e dei nitrati superavano i limiti di legge. Oltre a questa a Riese la San Floriano, ciclicamente sotto la lente di ingrandimento delle polemiche civiche.

pedemontana

Alla discarica di Busta a Montebelluna, utilizzata dall’84 al 90 per i rifiuti urbani. sono stati riscontrati «valori anomali di alcuni parametri in falda, principalmente ferro, manganese e ammoniaca». A Conegliano e San Vendemiano la Fosse Tomasi e la Fossamerlo. Quest’ultima era gestita dalla Clara Ecologica, fallita nel 2002. Sono seguiti incidenti vari, con sversamento di percolato in un affluente del Monticano, divieto dell'uso dell'acqua di falda, inquinata, due operai morti per le esalazioni. Nel 2006 il titolare di Clara Ecologica è stato condannato a tre mesi di arresto e 5000 euro di ammenda (pena sospesa) per violazione del decreto Ronchi. Ora è stata bonificata, ma la prima falda è inquinata da manganese, nichel e piombo. La Fossamerlo è un altro contenitore di veleni a 500 metri di distanza dalla Tomasi, lo scorso anno sono stati stanziati 1,2 milioni per la messa in sicurezza.

mogliano, roncade, silea

Al confine con Mogliano incombe la Nuova Esa di Marco. Quindici anni fa è finita al centro di un inchiesta della Procura di Venezia, che ha dimostrato come rifiuti pericolosi, anche in questo caso, venivano mischiati per poi essere riutilizzati. Nel 2004 l’area e gli impianti sono finiti sotto sequestro, insieme alle 100 tonnellate di pentasolfuro – uno scarto delle lavorazioni industriali – contenuto nei fusti rinvenuti nell’area. Nel 2012, poco dopo la stanziamento dei primi soldi per la bonifica, nell’area è divampato un incendio.

A sud il distretto maggiormente a rischio è quello di Silea e Roncade. Qui le ex discariche di via Claudia Augusta hanno avvelenato “i terreni vicini e le acque superficiali con idrocarburi e metalli pesanti”, mentre a Silea sulla Coveri le preoccupazioni sono legate al fatto che i proprietari nonostante le ordinanze non hanno eseguito i monitoraggi come era stato imposto.

Federico Cipolla

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso