Treviso, il vescovo nella Via crucis in ricordo di Francesco: «Non giriamoci dall’altra parte»
Tappa in via Castelmenardo nel luogo in cui il ventiduenne è stato accoltellato a morte a dicembre. A curare testi e momenti artistici del rito del Venerdì santo sessanta giovani

«Quante volte ci laviamo le mani. Con i poveri, quando gli altri vengono giudicati, quando siamo di fronte ad atti di violenza». Parole come pietre, messaggi che diventano riflessioni. Le scandiscono i ragazzi del gruppo parrocchiale del Duomo, accanto al vescovo Michele Tomasi. Che poi aggiunge: «Preghiamo per i giovani che non riescono a dare parola alle loro emozioni, compiendo gesti di violenza».
Sono circa le 22 di venerdì 18 aprile, quarta e penultima stazione della Via crucis, il luogo prescelto è altamente simbolico: via Castelmenardo, dietro Casa Toniolo, a pochi passi dal Duomo. Lì, lo scorso 12 dicembre, giovanissimi aggredirono ferendolo a morte il 22enne Francesco Favaretto.
Lì l'espressione baby gang ha assunto una connotazione tragica. E lì i giovani delle parrocchie del capoluogo, nella sera del Venerdì Santo, fanno appello ai coetanei a non essere indifferenti di fronte a povertà, bullismo, violenza.
Pilato
Leggono il passaggio del Vangelo che racconta di Gesù davanti a Ponzio Pilato. Inequivocabile il significato: «Non giratevi dall'altra parte, non lavatevi le mani di fronte alla violenza». Tradotto: non siate Pilato quando rimise in libertà Barabba, dando soddisfazione alla folla, e consegnò Gesù alla crocifissione. Il tutto proiettando ombre cinesi, una rappresentazione teatrale ideata dai ragazzi s'accompagna alla narrazione. È una Via crucis diversa dal solito, quella proposta venerdì 18 aprile per le vie del centro di Treviso. La novità è che oltre sessanta giovani hanno curato testi e momenti artistici da affiancare alle preghiere, la stazione collocata in via Castelmenardo è un'altra scelta forte del vescovo Tomasi dopo le due messe della Vigilia di Natale (2023 e 2024) celebrate alla stazione delle corriere. Ogni momento di preghiera si lega a immagini del film-capolavoro "The Passion" e a istantanee di guerra di un mondo sconvolto dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente.
Il rito
La processione era cominciata alle 21 davanti al Duomo, la prima stazione collocata all'incrocio fra le vie Canova e Fra' Giocondo: Gesù lava i piedi ai discepoli.
La seconda al tempietto del Beato Enrico, poi Sant'Agnese e, dopo via Castelmenardo, l'ultimo atto della processione dietro al Battistero. Prima del bacio della croce in Duomo. «La Via crucis è fatta di stazioni», riflette il vescovo Tomasi, «stazione significa sosta, fermata. Significa per noi "esserci", stare lì vicino: vicino a Gesù, contemplando il suo dono d’amore. Chiediamo a Gesù il dono delle lacrime e quello di poter cambiare la nostra vita. Di poter ricominciare».
Parole che impreziosiscono una Via crucis speciale, da ricordare: «L'hanno preparata, con gesti e testi, i giovani dei gruppi del centro». Indicando la retta via, laddove si consumò un dramma. «Non giratevi dall'altra parte di fronte alla violenza», il messaggio forte della serata.
Le immagini



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