Treviso: «Tassa decuplicata, così chiudo l’edicola»

Giornalaio di viale Luzzatti a Treviso da otto anni in guerra col Demanio

TREVISO. «Gli avvocati mi hanno detto: Giorgio, hai ragione, ma non ne uscirai mai». Giorgio Zaramella, edicolante di viale Luzzatti, da quattro anni sta battagliando con l’Agenzia del demanio per vedere riconosciuta una concessione scomparsa, e per non dover pagare un’imposta sull’occupazione del suolo pubblico decuplicata. «Non so come uscire da questa situazione», spiega. «Rischiamo di chiudere, ma sarà per colpa dello Stato. L’edicola rende 15 mila euro all’anno, se togliamo 4 mila euro di contributi, chiude se il canone per l’occupazione del suolo pubblico demaniale passa da 360 euro all’anno a 3.000».

Zaramella non si è mai nascosto al Demanio, anzi è stato lui stesso, dopo avere acquisito l’attività nel 2009, inizialmente come affitto d’azienda, a farsi avanti per pagare il canone, e per recuperare la documentazione relativa al chiosco, in particolare la concessione demaniale. Fino a due anni prima il chiosco si trovava nel terreno della caserma De Dominicis, e ogni relazione avveniva con il ministero della Difesa. Il canone era fisso: 361 euro all’anno, regolarmente pagati dal precedente proprietario. Solo che nel 2007 quei terreni sono passati al Demanio. Zaramella nel 2009 vuole acquistare l’edicola, il vecchio proprietario riesce a fornire la dimostrazione dei pagamenti, ma non la concessione. Insieme si recano al Demanio che chiarisce la situazione: la concessione non si trova o proprio non esiste. Ma viene consigliato a Zaramella di non pagare il canone, perché rischierebbe di pagarlo due volte: meglio attendere l’arrivo dei bollettini. Zaramella compra l’edicola, e attende la convocazione dell’Agenzia, che però non arriva, come non arrivano i bollettini. Telefona continuamente agli uffici di Venezia. Niente. Fino al 2011, quando il Demanio scopre che l’edicola non è accatastata. Il problema viene risolto facilmente. Zaramella paga per l’accatastamento, e nell’atto il demanio risulta come “concedente dell’area”, mentre Zaramella viene citato come “proprietario del fabbricato-concessionario”. Sembra la svolta: ora è nero su bianco.

Trascorrono altri due anni, continuano le telefonate all’Agenzia. Fino al 2013 quando l’Agenzia manda una raccomandata a Zamarella chiedendo il pagamento di 18 mila euro: 12 mila di arretrati (3.000 all’anno di canone dal 2009 al 2013), 3 mila euro per l’anno in corso, e altri 3.000 tra cauzione e anticipo. Inoltre viene invitato a firmare la nuova concessione da 3 mila euro all’anno (per adeguarla alla Cosap comunale, che però in realtà ammonterebbe a 2.300 euro).

Ricominciano le telefonate e gli incontri. Nel 2014 l’edicolante ottiene l’annullamento di quella richiesta: viene riconosciuto che fino al 2012 il canone doveva restare a 361 euro, e che per il 2013 il canone dovuto è di 2.323 euro. Ma l’Agenzia specifica anche che non farà alcun contratto di affitto a Zaramella, perché il Comune ha chiesto di acquisire il terreno. L’edicolante chiede la revisione della richiesta all’Agenzia stessa, e intanto paga gli arretrati, una parte del canone del 2013, e contesta quello del 2014. La revisione viene negata, e Zaramella si trova con la cartella esattoriale. Anche questa volta paga 1.523 euro. Continua però a cercare di regolarizzare la concessione, rivolgendosi anche al Comune, che spiega che l’acquisizione di quel terreno è tutt’altro che scontata.

A questo Punto Zaramella ha sborsato parecchie migliaia di euro, ma la concessione continua a non arrivare. A luglio scorso l’ultima mazzata: il Demanio gli chiede di pagare 10.341,57 euro per l’utilizzo del terreno dal 2014 al 2017. Zaramella non ce la fa più «Ma che modi sono?».

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