Treviso, sdegno dopo un altro pestaggio degli ultras

La violenza degli ultras del Treviso contro un papà marocchino a Vittorio Veneto. Michielan: «La società prenda le distanze». Conte: «Intollerabile discriminazione»
Bolognini Treviso Treviso Tritium in foto
Bolognini Treviso Treviso Tritium in foto

TREVISO. Profonda indignazione e assoluta condanna. Queste le reazioni a quanto accaduto mercoledì al termine della partita tra il Treviso calcio e l’Opitergina allo stadio “Barison” di Vittorio Veneto. È lì che un gruppo di ultras biancocelesti, ha pestato un marocchino di 43 anni padre di una bambina, che sarebbe stato inseguito, malmenato, davanti agli occhi della bimba, fuggita nascondendosi dietro un'auto mentre i trevigiani avrebbero infierito anche contro un altro marocchino intervenuto a dare soccorso e difendere il quarantenne.

Un’aggressione che nulla aveva a che vedere col calcio, e che sarebbe invece ascrivibile alla nota simpatia con l’ultradestra di buona parte della curva biancoceleste. A interrompere il pestaggio sarebbero stati polizie e carabinieri, ma ora ad indagare è la Digos della questura di Treviso che aspetta la denuncia delle due vittime e sta provvedendo all’identificazione degli autori della violenza.

L’accaduto però ha innescato un coro di reazioni. Dal Comune di Treviso a parlare è Ofelio Michielan, che tanto ha cercato di fare e fatto in questi anni per aiutare il Treviso calcio dopo il baratro seguito alla gestione Nardin: «Io alla partita ero presente, c’erano un migliaio di persone a vederla e un piccolo gruppo di esagitati. Mi ha stupito molto sapere quello che è successo», prosegue Michielan che poi incalza: «condanno assolutamente qualsiasi gesto di violenza, tutti devono essere concordi su una cosa: da certe persone che non ragionano con la testa ma con qualcos’altro bisogna prendere le distanze». È un messaggio alla società biancoceleste in primis, e infatti l’assessore sottolinea: «Stiamo per firmare un contratto per assegnare uno stadio ad una società che viene rappresentata da un signore che ha nome e cognome. Questa persona deve capire che atti di questo tipo questa amministrazione non li tollera, e che sia chiaro. Non voglio vedere tifo violento o discriminante. Lo sappiano i trevigiani e la società».

A incalzare anche la sinistra che per bocca di Luigi Calesso, esponente di Coalizione Civica, condanna: «L'aggressione ha ben poco a che vedere con lo sport e non può essere derubricata a problema di tifo: si tratta di una aggressione fascista e razzista e come tale deve essere definita ed affrontata, anche in sede penale» dice Calesso che prosegue: «l’aggressione ripropone anche, purtroppo per l'ennesima volta, il vero problema di sicurezza a Treviso, quello costituito dalle violenze neofasciste ed è la conferma che si tratta di un problema da affrontare urgentemente e di cui Prefetto e Questore devono farsi carico».

«Non chiamateli ultras, tifosi o idioti. Gli autori del pestaggio avvenuto a Vittorio Veneto vanno chiamati col loro nome: fascisti, squadristi, criminali» si schiera nettamente il fronte di Potere al popolo, «un branco che attacca un singolo indifeso, davanti a sua figlia, e non si fa scrupolo di prendersela anche con chi viene a soccorso. Potere al Popolo esprime la massima solidarietà e chiede alle istituzioni di intervenire. Il fascismo non è storia chiusa».

Ma a schierarsi sul tema è anche il candidato sindaco del centrodestra Mario Conte, la cui coalizione si basa anche sul sostegno delle lista con Giancarlo Gentilini che ha sempre affiancato i supporter del Treviso difendendoli spesso proprio dall’accusa di violenze neofasciste. «Spero che le autorità competenti facciano al più presto chiarezza sul grave episodio di violenza. Ovviamente ci tengo a sottolineare come non si possa in alcun modo tollerare alcuna forma di violenza. Troppe volte per colpa di pochi si rischia di infangare il nome di un'intera squadra, tifoseria e città. Io no accetterò mai qualunque forma di violenza e discriminazione verbale e fisica».

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