Treviso, rubate le trappole per le tartarughe del Sile

L’ente Parco presenta denuncia: «Furti e danneggiamenti da Casier a Lughignano». A rischio l’attività di salvaguardia

TREVISO. Il piano di tutela del Sile per la lotta alle specie “aliene” che danneggiano la fauna e la flora del fiume è oggetto di una indagine dei carabinieri del settore forestale. A presentare denuncia è stato l’Ente parco Sile, la settimana scorsa, dopo una serie di danneggiamenti e furti verificatisi tra Casier e Lughignano di Casale sul Sile. Ignoti hanno infatti danneggiato e fatto sparire le nasse che erano state posizionate dai responsabili dell’Ente parco per catturare le tartarughe “dalle orecchie rosse”, una delle tre specie di animali “alieni” che oggi stanno popolando il fiume sterminando parte della sua fauna originale e creando gravi danni alla flora. Si tratta di una specie di tartaruga originaria della zona palustre america che è stata introdotta nel Sile illecitamente e che qui ha trovato un’area fertilissima per riprodursi. Chi l’ha fatto? Quando? Impossibile dirlo, si ipotizzano soprattutto abbandoni nel fiume da parte di persone che avevano comprato degli esemplari e poi se ne sono liberati. Fatto sta che oggi la “Trachemys scripta” prolifera e lo fa, per quanto affascinante a vedersi camminando anche sulle passerelle dei Burci, a danno dell’ecosistema del fiume.



L’Ente Parco Sile nei mesi scorsi è partito con il progetto Sil-life che prevede la cattura di circa 200 esemplari di testuggini palustri alloctone e il loro trasferimento in aree specializzate nella loro gestione. Per farlo ha posizionato lungo il fiume una serie di nasse (rete per la cattura) e organizzato a Villa Letizia – sede del parco – uno stagno recintato dove depositare le specie catturate in attesa del loro trasferimento.

«Non subiscono alcun maltrattamento» spiegano dal Parco, «la specie è invasiva e fortemente antagonista della nostra Emys orbicularis. Incomprensibile dunque il furto e il danneggiamento subito che si spiega solo con l'imbecillità oppure con l'integralismo ambientalista» attaccano i responsabili dell’Ente che sta gestendo il progetto di tutela del fiume in collaborazione con la Comunità europea che ha finanziato il 60% degli oltre 3,4 milioni di spesa totale. Non si tratta solo di combattere le specie “alloctone”, ma anche di riqualificare ambiti nei pressi del fiume, piantumare alcune zone, tutelarne delle altre.

«Il danno è avvenuto nel periodo dall’1 giugno a metà luglio» specificano i responsabili, quando sono state rubate 12 le trappole e altre sono state deliberatamente danneggiate». Un errore? L’Ente parco Nega: « In ogni luogo dove erano state posizionate erano anche installati dei cartelli che informavano la cittadinanza degli scopi e dei motivi della ricerca e cattura».

Ai carabinieri del nucleo forestale il compito di capire chi possa essere stato mentre L’ente parco dovrà provvedere a riposizionare le nasse nella speranza che la denuncia basti a tenere lontano chi «sta mettendo i bastoni tra le ruote al progetto per il bene del fiume». L’Ente parco Sile stesso effettuerà dei controlli nell’area.

 

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