I gestori dei locali da ballo: «Tanti giovani armati, i controlli non bastano»

Forum alla discoteca Arya’s sulla sicurezza, con la tribuna partner dell’iniziativa, a una settimana dall’omicidio di Castelfranco. Il mondo della notte: «Usiamo i metal detector, ma è cambiata la mentalità». Un minuto di silenzio per Lorenzo Cristea

L’inizio del forum all’Arya’s sulla sicurezza a una settimana dall’omicidio di Castelfranco
L’inizio del forum all’Arya’s sulla sicurezza a una settimana dall’omicidio di Castelfranco

«In vent’anni di attività non avevo mai assistito ad una cosa del genere: a distanza di giorni continuo ad essere senza parole, tanto da mettere in discussione la volontà di andare avanti. Ed è per questo che ho voluto fermamente che ci fermassimo per ragionare sopra a quanto accaduto. Non si può morire in un posto dove si va per divertirsi, c’è tutto il nostro impegno affinchè non accada mai più».

Christian Simioni, il gestore del Playa Beach Club, si commuove mentre spiega la decisione di tenere, ieri sera, una serata diversa all’Aryas, l’altro locale che gestisce a Castelfranco, dedicata al disagio giovanile e alla violenza che ne può scaturire, anche a causa della crescente abitudine di molti ragazzi a girare armati di coltello

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Un dialogo, moderato dalla giornalista della Tribuna (partner dell’iniziativa) Margherita Bertolo, con le istituzioni, come il sindaco di Castelfranco Stefano Marcon, il consigliere regionale Luciano Sandonà, la sindaca di Villa del Conte Antonella Argenti che nel suo comune ha istituito l’assessorato alla solitudine, in chiave sia anziani ma anche giovani, e con chi gestisce i locali di intrattenimento, come Giannino Venerandi, patron dell’Odissea, vicepresidente Silb Treviso. Che sabato sera è stato tranchant: «Altro che ballo: la musica di oggi, la trap, lancia messaggi terribili. E nessuno fa niente».

La serata

Niente musica, fino al minuto di silenzio in cui è stato commemorato Lorenzo Cristea, il giovane di vent’anni rimasto vittima di una notte che si è trasformata in tragedia.

«Vorrei che fosse chiaro un concetto su tutti anche se può sembrare scontato - ha detto il sindaco Marcon - bisogna saper divertirsi senza commettere reati o in questo caso veri e propri delitti, come purtroppo è avvenuto. In riferimento al locale dove si è consumata questa tragedia, non mi sento di dare nessuna responsabilità. Anzi. Di norma applicano tutte le soluzioni atte ad evitare gesti violenti, mettendo in campo persone di vigilanza, addirittura sottoponendo gli ospiti a controlli col metal detector per intercettare la presenza di armi. In questo caso, poi, sono stati i primi ad intervenire al di fuori del locale. Il titolare, in questi anni, ha sempre dimostrato una sensibilità e una disponibilità nell’intervenire in quelle situazioni dove era opportuno dire una parola chiara».

Il riferimento è al fatto che nel 2023 a seguito delle polemiche per il linguaggio violento e sessista del trapper Niki Savage, Christian Simoni non ha esitato a cancellare il concerto previsto (con tutte le conseguenze economiche, per lui, del caso) e proporre invece una serata contro la violenza sulle donne con la distribuzione di un kit anti droga dello stupro con l’associazione Protection4Kids.

La polemica

«Quello che più mi ha stupito, ma dovrei usare una parola più pesante- continua Marcon - è l’atteggiamento delle due persone accusate di quanto accaduto che si sono avvalse della facoltà di non rispondere: un atteggiamento da delinquenti incalliti, intollerabile. Come è intollerabile che ad oggi dalla loro bocca non sia uscita neanche una parola di pentimento. Scandaloso».

Il problema delle armi

Il fatto accaduto ha permesso di capire che ormai il coltello è un accessorio “normale” nelle tasche dei giovani, anche in contesti dove non ha alcuna ragione di esistere, come a scuola.

«Non è una cosa a cui eravamo abituati» continua Marcon, «purtroppo questo non è stato l’unico caso dove è spuntata un’arma di questo tipo. Utile approfondire perché si gira con un coltello, è inaccettabile. Come amministrazione attiveremo percorsi sul disagio giovanile, ma mi sia permesso dire che in questo contesto il problema va oltre il disagio».

Non ne capisce i motivi neanche Christian Simoni: «Di fatto è così, e per questo abbiamo intensificato i controlli. È un fattore forse di mentalità, ma non so proprio spiegarmelo». 

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