Treviso piange l’ex sindaco Vittorino Pavan, uno dei padri fondatori della Dc cittadina

È stato per anni il volto della Democrazia cristiana di Treviso, sindaco del capoluogo dal 1988 al 1992, amministratore dell’ospedale, guida dell’Ulss

TREVISO. È stato per anni il volto della Democrazia cristiana di Treviso, sindaco del capoluogo dal 1988 al 1992, amministratore dell’ospedale, guida dell’Ulss (allora si chiamava così) e delle Acli, per 12 anni presidente dell’ordine degli avvocati, a lungo anche rappresentante dell’associazione Maritain. Non c’è stato ambito della vita cittadina in cui il suo nome non ritornasse, per carica o citazione, perché Vittorino Pavan – morto ieri mattina a 94 anni – è stato un pezzo della storia di Treviso.

Era uomo di grande e vecchia classe politica, fratello di Agostino “Nino” Pavan, poi fondatore della Cisl. Quando divenne sindaco erano gli anni della Dc del “Doge” Bernini, dell’altro Pavan – Angelo – sindaco Dc di Paese e senatore, della prima ondata di immigrazione proveniente dall’Albania e del crescere della battaglia contro l’omofobia e la libertà sessuale. Misurato e attento, Pavan fu l’uomo che sposò l’idea di accogliere i migranti in prefabbricati («Dare alloggi a loro con le famiglie sotto sfratto sarebbe alimentare tensioni», disse in televisione), e che rifiutò di concedere Palazzo dei Trecento per l’assemblea del movimento gay e transessuali, che però pochi giorni dopo riuscì a prendere la parola nel pieno del congresso della Dc con Tina Anselmi, proprio ai Trecento, davanti a Pavan.

Dopo di lui, alla guida di Treviso salì un altro avvocato della Dc, Gianfranco Gagliardi. L’ultimo Dc. Poi il terremoto leghista di Gentilini, tutt’altra cosa rispetto alla sua storia politica. Democristiano di forte ispirazione sociale, una volta finita la Dc rimase con i Popolari, defilato, ma non meno presente. Fondamentale il suo ruolo per la città, a detta di tutti, fin dal Dopoguerra. Prima, come giovane avvocato con l’azione cattolica, poi con l’Acli (presidente per quasi 12 anni) e la dirigenza Ulss. Sua l’idea di acquistare Ca’ Tron per l’ospedale di Treviso, negli anni Settanta, aiutando poi l’azienda a cederla a Fondazione Cassamarca. «Se l’ospedale di Treviso è diventato regionale lo si deve alla sua figura», lo ricorda l’amico Ivano Sartor, «portò sviluppo, nuovi reparti, nuovi dirigenti», lasciando poi lo scettro ad altri, in primis a un suo pupillo, Stellini.

Ieri il cordoglio di tanti, a partire proprio dal “suo” Comune: «È stato il sindaco della mia infanzia», racconta Mario Conte, «ricordo con nostalgia quando, con la fascia tricolore, veniva a farci visita a scuola. Ho avuto poi modo di apprezzarne l’eleganza, il rigore, l’integrità e lo spessore morale. Treviso deve essere orgogliosa di aver avuto un sindaco come lui». «Ci siamo conosciuti tanto tempo fa, lui è stato presidente delle Acli e, nonostante fossimo di due fazioni opposte, Vittorino è sempre stato una persona leale, illuminata, capace di dialogo e confronto, un vero politico», ha voluto ricordarlo ieri Rina Biz.

Per una piccola curiosità è bene tornare indietro di quasi vent’anni, quando Pavan si conquistò il nome che ormai tutti gli davano: Vittorino. All’anagrafe comunale lui era infatti ufficialmente Vittorio. «Un tempo i nomi si sceglievano in base a quello del padrino» amava raccontare, «e mia madre aveva dovuto chiamarmi Vittorio». Nel 2003 chiese alla prefettura di diventare ufficialmente Vittorino Pavan. E lo ottenne. «Al padre eterno», disse scherzando, «potrò presentarmi con il mio vero nome».

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