Treviso, lascia il chirurgo del cuore: 25 mila interventi

TREVISO. Quasi quarant'anni in corsia, 25 mila interventi al cuore. Protagonista della cardiologia trevigiana, il primario Zoran Olivari va in pensione. Era all'ospedale Ca' Foncello dal 16 febbraio 1979, dal 2012 alla direzione del dipartimento Cardiovascolare dell'azienda sanitaria. Classe 1951, lascia con la soddisfazione di aver partecipato nei giorni scorsi a un intervento estremamente complesso, che ha permesso di risolvere una rara aritmia ventricolare attraverso una ricostruzione 3D del muscolo. «Il cuore del paziente aveva una disfunzione e bisognava andare a trovare “l'interruttore” responsabile dello stimolo elettrico indesiderato.
Il dottor Vittorio Calzolari, esperto di aritmie, lo ha individuato ed è andato a “spegnerlo” con un'ablazione. Solitamente si lavora sempre dal di dentro del cuore con un catetere nelle cavità, ma in questo caso il punto era sulla superficie esterna del cuore ed è lì che siamo andati ad agire» spiega il primario. L'intervento, durato circa quattro ore, è riuscito. Un risultato che si aggiunge alle migliaia di operazioni che il dottor Olivari ha eseguito in prima persona. Non le ha mai contate, sicuramente sono più di 20 mila tra angioplastiche, impianti di pacemaker e altri interventi, per i quali il Ca' Foncello è punto di riferimento per le province di Treviso e Belluno. Ha scelto di dedicarsi al cuore quando era studente in Medicina, dopo aver assistito a una coronarografia.
«L'idea di poter entrare dentro alle arterie, iniettare un mezzo di contrasto e vedere cosa succede, mi aveva appassionato» spiega «ho avuto la fortuna di lavorare negli anni in cui la cardiologia passava da branca della medicina dove si faceva poco più che guardare i pazienti, alle tecniche di diagnostica più innovative. E' stato straordinario vivere in prima persona questo progresso». Porta con sé i volti di tante persone incontrate, degenti e famigliari, ma ricorda un paziente in particolare.
«Era il 1987, gli feci un'angioplastica in corso di infarto miocardico. Adesso è la routine, ma allora era considerata una pazzia che non faceva parte delle procedure tradizionali. Questo intervento è stato per me una svolta, il paziente si è ripreso, oggi ha 84 anni, e qualche tempo fa è venuto a chiedermi se poteva andare in Brasile» racconta il primario. Ai trevigiani ricorda di voler bene al proprio cuore.
«Bisogna insistere sempre sulla prevenzione. Fumare non è una rinuncia, ma una garanzia per ridurre il rischio di ammalarsi. Così come condurre una vita sana, tenendo controllati pressione e colesterolo. In questi anni siamo riusciti a dimezzare il numero di infarti e a spostare in avanti di dieci anni l'età di comparsa. E poi non mi stancherò mai di ripeterlo: se sentite un improvviso dolore al petto chiamate subito il 118». Nel salutare colleghi e collaboratori del reparto, approfitta per rivolgere un augurio ai giovani che sognano di diventare medici: «E' una professione faticosa e straordinaria. Non fatela mai a mezzo servizio, metteteci la passione».
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