Treviso, la polemica: «Spostate l’elefante in castigo, è un’offesa alla nostra tradizione»

TREVISO. Era arrivato in piazzetta Mario Botter come simbolo della mostra “Re-Use”. Ieri, intorno alle 13, il rosso elefante della Kracking Art, appoggiato alla parete esterna del museo di Santa Caterina, si è però trovato a essere spostato, girato di 90 gradi, dopo un vivace battibecco. Ad innescarlo un giovane di origine asiatica che sopraggiunto in piazza, notato l’elefante, ha iniziato a muoverlo, nell’intenzione di girarlo.
«Così è in castigo, è sottomesso» ha infatti ribadito più volte il ragazzo rivolgendosi all’impiegato comunale intervenuto per bloccarlo. Aver posizionato l’elefante con il muso rivolto al muro del museo trevigiano, come rappresentazione di sostegno all’arte e alla cultura, dal giovane, è stato interpretato come un’offesa. Nelle culture asiatica e africana l’elefante è simbolo di potere, forza, dignità, saggezza e felicità. Per questo, impegnandosi parecchio visto il peso compreso tra i 300 e i 400 chilogrammi dell’installazione in plastica riciclata, il cittadino asiatico aveva iniziato a girare la scultura in modo che l’animale osservasse la piazzetta. Il tutto prima dell’intervento di Teodoro Gemelli, 50enne impiegato comunale a Santa Caterina, che dopo aver sentito dall’interno del museo i rumori provenienti dalla piazzetta, avvalorati subito dalle telecamere di sorveglianza, è uscito all’esterno.
«Mi sono ritrovato di fronte il ragazzo intento a spostare l’installazione e gli ho chiesto cosa stesse facendo e di smetterla» spiega Gemelli, «ho provato a spiegargli che non andava toccata ma ha insistito perché lasciassi l’elefante nella posizione in cui l’aveva spostato, facendo anche riferimento ad alcune divinità». Sul posto è intervenuta una pattuglia della polizia locale. L’elefante, infine, è stato riportato alla sua posizione originaria, appoggiato al muro esterno. Il giovane, dopo un diverbio con l’impiegato comunale, si è dileguato.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso