Treviso, giù il muro per far entrare i sinti

TREVISO. Il Comune ha abbattuto il muretto di cinta della casa Ater in via Bindoni, destinata alla famiglia di giostrai sfrattata dal campo nomadi di San Martino di Lupari e arrivata a Treviso lunedì pomeriggio. In questo modo i giostrai, di etnia sinti, hanno potuto parcheggiare all’interno del giardino le loro roulotte, liberando la pubblica via. Il braccio di ferro con i residenti, tuttavia, continua.
Ci sono due problemi di ordine pubblico: il primo è la vicinanza tra i sinti e un gruppo di famiglie rom (tra le due etnie non correrebbe buon sangue), l’altro è il fastidio che alcuni residenti, assieme al candidato sindaco leghista Mario Conte, hanno esternato al prefetto e all’amministrazione comunale, temendo che via Bindoni si trasformi in un ghetto. Perciò mercoledì è stato convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto Laura Lega, per decidere di un’eventuale presenza fissa di forze dell’ordine in via Bindoni.
La tensione nel quartiere non è ai livelli di lunedì sera, quando alcuni cittadini erano usciti in strada per protestare contro l’arrivo della carovana e quando gli stessi sinti si erano lamentati dell’alloggio (non abitabile, senza acqua né luce) che era stato loro assegnato.
Il vice sindaco Roberto Grigoletto era stato costretto a una lunga trattativa per convincere tutti. Ora spiega come si è risolta, per ora, la situazione: «I giostrai sono entrati nello spiazzo dell’appartamento Ater con le roulotte, abbiamo abbattuto il muretto di cinta che ne impediva l’accesso costringendoli a lasciare i mezzi sulla strada». Il problema è che l’alloggio Ater cui è stata destinata la famiglia (con tre minori al seguito) non è predisposto per ospitare persone. Mancano gli allacciamenti, e l’appartamento non è stato reso abitabile in questi giorni: «Perciò abbiamo proposto loro soluzioni alternative» continua Grigoletto, «per esempio un altro alloggio, sempre in via Bindoni, già pronto.
Ma sembra che non si vogliano allontanare dalle loro roulotte». Resta la questione dei rapporti “di vicinato” con i rom e gli altri residenti italiani: «Per questo ho scritto al prefetto e sono stato successivamente richiamato, mercoledì mattina avremo il Comitato su ordine e sicurezza pubblica. I residenti, accompagnati da Mario Conte, sono venuti a parlare con me. Si sono detti preoccupati di eventuali scintille tra rom e sinti. Ma sulle soluzioni da mettere in atto abbiamo chiesto l’aiuto del prefetto. Sul tavolo c’è l’ipotesi di un presidio fisso delle forze dell’ordine in via Bindoni. Finché non sarà presa una decisione continueremo a pattugliare notte e giorno la zona».
C’è anche il punto di vista dei Cavazza, la famiglia dei giostrai, che si sentono privati di un diritto che avevano acquisito: il terreno su cui stazionavano a San Martino di Lupari con le loro roulotte era stato regolarmente acquistato. Lo sfratto è arrivato improvviso. I servizi sociali dei due Comuni si sono parlati trovando una soluzione di emergenza (l’alloggio Ater di via Bindoni) che ha scontentato tutti.
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