Treviso, ecco i motivi della protesta dei dipendenti della Nostra Famiglia

TREVISO. Sono psicologi, logopedisti, educatori, fisioterapisti. Quattrocento in totale, nelle cinque sedi in provincia: Treviso, Conegliano, Oderzo, Pieve di Soligo e Mareno,
E, dall’oggi al domani, con una nota datata 29 gennaio, hanno visto il contratto declassato: dal quello nazionale della sanità privata a quello delle residenze sanitarie assistenziali.
Con l’effetto di ritrovarsi con due ore in più alla settimana di servizio (da 36 a 38), a fronte del mantenimento dello stesso stipendio; con l’effetto che i neoassunti percepiranno stipendi più bassi del 25%, nell’ordine di 150 euro in meno al mese.
Il “caso” Nostra Famiglia - ieri mattina un sit-in di una quindicina di dipendenti davanti alla sede di Treviso, in via Ellero, nel quartiere di Santa Maria del Rovere - fa esplodere il bubbone della sanità privata, settore in attesa del rinnovo del contratto da 13 anni.
Una questione che da tempo è oggetto di trattativa al Ministero del Lavoro, anche se pure il tavolo della scorsa settimana non ha segnato passi avanti. Così non sorprende che la doccia fredda del cambio unilaterale del contratto sia vissuta dal comparto non medico della Nostra Famiglia come ulteriore beffa.
Ora il contratto nazionale della sanità privata resta applicato nella Marca a sole tre realtà: a Monastier, per la casa di cura Giovanni XXIII, a Treviso per la xcasa di cura San Camillo e per l’Advar-Casa dei Gelsi.

Altre le tipologie contrattuali utilizzate invece dalle 95 cooperative che nella Marca s’occupano di servizi alle persone. Gli operatori della Nostra Famiglia - il cambio di contratto è in vigore dal 1° febbraio, l’entrata a regime da agosto - confidano frattanto nel dietrofront dell’associazione e per la protesta hanno scelto una data non casuale: ieri era convocato il consiglio di amministrazione della Nostra Famiglia nella sede principale di Ponte Lambro, in provincia di Como. Cui seguirà domani un incontro a Roma con la delegazione sindacale.
«Hanno giustificato il provvedimento con problemi di natura economica, ma non capiamo perché le difficoltà non siano state messe in evidenza al tavolo nazionale per il rinnovo del contratto», osserva Sara Tommasin della Fp Cgil, ieri al presidio unitario di via Ellero con la collega Marta Casarin, «Sì, sembra una decisione figlia della trattativa in atto al Ministero. Come temessero di non riuscire a gestire il rinnovo». I dipendenti espongono cartelli che dicono già tutto: “Noi il bene lo facciamo bene, voi lo pagate male”, “L’eccellenza non si svende ma si difende”, “Non siamo lavoratori di serie B”.
E c’è chi ha disegnato pure un termometro per indicare il passaggio dalle 36 alle 38 ore settimanali. «Abbiamo chiesto il ritorno al contratto precedente, aspettiamo i prossimi giorni per valutare altre opzioni di protesta. Il rischio è che molti dipendenti si trasferiscano altrove, impoverendo la qualità del servizio», rimarca Tommasin, che attende pure un incontro in Regione.
La Nostra Famiglia si dedica alla cura e riabilitazione delle persone con disabilità (specie bambini) o malattie del sistema nervoso. In provincia gestisce in convenzione le strutture di Treviso (43 operatori, 900 utenti), Conegliano (la più importante, 225 dipendenti), Pieve di Soligo, Oderzo (previsto un sit-in sabato) e Mareno.
In caso non si approdasse a una soluzione positiva, il 29 febbraio potrebbe aver luogo a Conegliano una manifestazione regionale.
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