Treviso da record, diecimila donne iscritte alla corsa rosa

TREVISO. Ci saranno mamme e nonne. Bimbe accompagnate con il passeggino e adolescenti conquistate dal fitness. Ragazze che s'allenano con costanza e mesi prima cerchiano la data sul calendario, famiglie che si regaleranno una gita insolita, studentesse che la vivranno come distrazione pre-esame, signore che non corrono mai e se la godranno camminando. E poi colleghe di lavoro, amiche della piscina, compagne di shopping. E, certamente, pure qualche partecipante malata, determinata a lanciare messaggi di coraggio e tenacia.
La Treviso in Rosa sarà un'onda travolgente, un fiume straripante d'entusiasmo e passione. Un serpentone che riporterà fermento e vivacità nel capoluogo, a una settimana dall'adunata degli alpini. Quasi un passaggio di testimone. Con protagonista, stavolta, il gentil sesso. E a suon di numeri vertiginosi, mai visti da queste parti: 10 mila domenica mattina alla partenza da viale d'Alviano, dentro le mura, iscrizioni già chiuse il 26 aprile. La Treviso in Rosa - di cui la tribuna di Treviso è media partner - come manifesto di un fenomeno che in Italia ha preso una decisa sterzata nell'ultimo lustro: sempre più donne innamorate del running, sempre più donne che vedono nella corsa l'opportunità per fare gruppo e divertirsi. Più un fenomeno sociale che sportivo. Un fremito che bypassa le generazioni, coniugando salute e benessere, prevenzione e solidarietà.
Una nuvola di bellezza che promuoverà una nobile causa: le donazioni alla Lilt, la lotta contro i tumori. Un happening popolare sgorgato dall'evento popolare per antonomasia: nata nel 2015 come tappa d'avvicinamento al Giro d’Italia di ciclismo, che quell'anno inserì la crono Treviso-Valdobbiadene, raggiunse subito l'incredibile numero di 1.600 pettorali. Corritreviso e Trevisoatletica ci presero gusto, la riproposero nel 2016 e il balzo risultò persino più rumoroso: 4.500. La cifra sensazionale della terza edizione diventa naturale conseguenza. E quota 15mila, a detta di molti, sarà il traguardo dei prossimi anni.
«Siamo stupiti, non ce l'aspettavamo», osserva Filippo Bellin, anima della kermesse con Enrico Caldato, «il contesto meraviglioso di Treviso ha aiutato: puoi goderti vie che di solito non frequenti. E poi l'impennata delle donne che corrono: hanno capito che con poco impegno si può curare benessere fisico e mentale. Che mezz'ora al giorno significa prevenzione». Una kermesse analoga va in scena a novembre a San Vendemiano, altre si organizzano a Padova e Milano.
Una voglia di libertà tutta rosa che negli Stati Uniti esiste da sempre. Un'emozione contagiosa che l'Italia ha scoperto tardi, ma la sensazione, a colpi di cifre record, è che il gap culturale si sia ridotto. Si tratti di non competitive o maratone: l'ultima Mezza di Treviso si è garantita il 30 per cento delle classificate dell'altra metà del cielo. Domenica si mescoleranno ultraottantenni e tanta gioventù, un mix perfetto dell'universo femminile. L'iscrizione a gruppi - ben 150 - ha propiziato la spinta fragorosa: in 600 solo della Lilt. Gran parte risiede nella Marca, ma ad attaccarsi il pettorale arriveranno da tutto il Veneto: attesi pullman da Milano e Udine. Due distanze: 5 e 9 km. Via alle 9.30, le mura come propulsore.
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