Treviso, contro il Put intasato un circuito alternativo con le vie periferiche

TREVISO. «Per affrontare code e incolonnamenti straordinari, creeremo un circuito di emergenza formato dalla viabilità più periferica già esistente», ossia una sorta di Put alternativo a quello dell’anello esterno delle mura. Sta lavorando anche a questa soluzione - annuncia il vicesindaco Andrea De Checchi, delega alla Viabilità - l’amministrazione del sindaco Mario Conte, per far fronte alle paralisi del traffico lungo il Put dovute a tamponamenti - come è avvenuto mercoledì mattina, con la città nel caos per due ore - ma anche al maltempo.
Put, 30 anni di storia
Ca’ Sugana sta lavorando a questa ma anche ad altre soluzioni per alleggerire il traffico del Put, la cui idea iniziale di sensi unici di fatto è ormai vecchia di 30 anni, poiché l’incarico venne dato nel lontano 1989 all’architetto Michele Rizzon, anche se il Put ha preso poi forma nel luglio del 2000, comunque quasi 20 anni fa, quando i mezzi in circolazione nel capoluogo erano inferiori, e di molto, all’attuale mole di traffico che ogni giorno si riversa sul Put esterno mura. Insomma, Ca’ Sugana deve costruire il famoso “piano B” in caso di paralisi del traffico.
Il sondaggio
«Quando si parla di Put», dice De Checchi, «di solito si intende solo l’anello esterno mura a senso unico. Ma è una visione limitata, poiché Put significa Piano Urbano del Traffico, qualcosa di molto più ampio e articolato. L’anello delle mura è solo una parte». Eppure c’è da ricordare che, dalla sua nascita ad oggi, e contrariamente alle indicazioni di Rizzon, poco altro si è fatto, a parte i sensi unici fuori dalle mura e al loro interno. «Appunto», continua De Checchi, «Ma oggi non è immaginabile affrontare i problemi della mobilità del capoluogo senza un quadro di riferimento complessivo e strategico. Proprio per questo il primo atto della nostra amministrazione è stato quello di commissionare il Pums, ossia il piano urbano della mobilità sostenibile, che è una evoluzione del Put, poiché il Pums prende in considerazione anche la grande viabilità, l’infrastruttura, e lo fa con un piano di realizzazione decennale, con soluzioni non parziali. Da giorni sono iniziate le interviste agli automobilisti che girano in città, per capire i loro percorsi abituali».
Il piano di emergenza
Eppure nel frattempo servono risposte immediate, se il Put va in tilt. Quali sono? «Ormai è un dato di fatto: ogni volta che c’è un incidente anche lieve o piove, il Put si blocca. Basta poco, poiché ci passano troppe auto. Cosa fare? Metteremo delle telecamere, delle webcam che in tempo reale rileveranno le eventuali code segnalandole in degli schermi che metteremo ai confini del capoluogo. Poi attivando il lampeggiante dei semafori a chiamata pedonale del Put, con vigili sul posto a smistare traffico e pedoni per velocizzare la viabilità». Soluzioni già anticipate in questi giorni da Ca’ Sugana. Ma De Checchi rilancia: «L’applicazione per trovare parcheggi liberi in centro che a breve presenteremo, in seconda battuta, potrà anche avvisare gli utenti di una situazione di blocco del Put. Ma non basta: stiamo lavorando anche a vie alternative al Put, una sorta di anello di percorsi più distanti dalle mura, che avrà apposite segnalazioni, che servirà a deviare il traffico prima che arrivi a dover fare i conti con un Put già intasato. Non lo chiamerei un secondo Put esterno, ma una serie di strade alternative ad esso e già esistenti».
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