Treviso, Benetton: via i maglioni senza cuciture

TREVISO. Dalla Croazia a Castrette di Villorba, e ritorno. Un anno e mezzo per un flop: Benetton Group ha deciso di interrompere la produzione “made in Treviso” dei maglioncini Tv-3110, i capi senza cuciture ideati all’epoca dell’amministratore delegato Marco Airoldi e considerati il simbolo della svolta che avrebbero impresso all’azienda. Per la loro produzione erano tornati in Italia, nello stabilimento di Castrette, 36 telai assurti a simbolo del processo di reshoring. Il mercato ha dato riscontro opposto, i maglioni “Treviso-31100” non si vendevano bene e ora è tutto da rifare: a fine mese cesserà la produzione dei maglioncini, e i 36 telai torneranno a lavorare in Croazia.
Fonti aziendali giustificano la scelta con la “non profittabilità” del nuovo prodotto, spiegando di voler investire, nel prossimo futuro, su prodotti più “performanti”. Al tempo stesso, si sottolinea che i venti addetti ai telai sono stati tutti ricollocati, e non si sono persi posti di lavoro.
La notizia tuttavia ha scatenato la reazione delle forze sociali, che fin dall’inizio avevano contestato la bontà del piano: «Questo reparto dedicato ai maglioni made in Treviso doveva risollevare le sorti dell’azienda» attacca Cristina Furlan, Filctem Cgil Treviso Belluno, «e invece si è rivelato quello che noi sospettavamo fin dall’inizio: uno specchietto per le allodole. Mancava un piano industriale, mancava un minimo di marketing. Quei maglioni non si vendevano prima di tutto per il cattivo rapporto qualità prezzo, e poi perché nessuno sapeva che esistessero».
Sul sito aziendale i prodotti “Treviso-31100” sono ancora in vendita dai 40 ai 60 euro l’uno (39,95 euro per una canotta), ma dal primo giugno cesserà la loro produzione.
L’altra faccia della medaglia riguarda lo spostamento dei telai, di fatto una nuova delocalizzazione un anno e mezzo dopo il rientro in Italia: «Erano una tecnologia già obsoleta quando sono arrivati qui. Ora tornano in Croazia dove probabilmente continueranno a lavorare, si era parlato di “reshoring” e invece questa scelta smentisce tutto» conclude Furlan.
I rapporti tra azienda e forze sociali in questo periodo sono particolarmente tesi, dopo la richiesta di incontro con Luciano Benetton (o con uno dei vertici dell’azienda) per discutere del nuovo corso. Aver alzato bandiera bianca su un prodotto che solo un anno e mezzo fa nacque come simbolo di rinascita è considerato un cattivo segnale per il futuro. Nei prossimi giorni - e comunque entro fine maggio - sarà fissato un cda dell’azienda. Lavoratori e sindacati continuano a chiedere chiarezza a Luciano Benetton e Oliviero Toscani, tornati al timone del gruppo senza aver ancora spiegato nei dettagli il piano industriale che dovrebbe segnarne la rinascita.
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