Treviso, addio ad Alberto Giraldo una vita in gioielleria

Titolare dello storico negozio in Piazza dei Signori, è morto mercoledì a 89 anni Nel 1980 la rapina dei Nar
È mancato mercoledì Alberto Giraldo. Si è aggravato durante le ferie a Jesolo, a nulla è valso il ricovero in ospedale.


Aveva 89 anni. Treviso perde un altro pezzo di storia del suo ’900, uomo di una ricchezza d’animo straordinaria. «Aveva mille vite, quella dell’orefice-gioielliere era solo la più nota», dicono i familiari. Aveva dovuto interrompere gli studi da geometra per affiancare il padre Luigi in gioielleria, allora in piazza Noli, attività avviata da Favaretto nel lontanissimo 1880.


E il 19 dicembre 1945 visse con il padre il trauma di una rapina. L’avrebbe rivissuto, con tutta la famiglia sequestrata il 19 dicembre 1980 nel negozio in piazza rapinato - pazzesco gioco del fato - dai Nar. La banda dei “neri” allineavaquel giorno i due Fioravanti, Mambro, Cavallini, Trincanato, Belsito & Co.


Avrebbe voluto fare l’ingegnere spaziale, Alberto. Passione rimastagli dentro e sfogata nel modellismo, nei mirabili modellini scala 1 a 1000 (mai esposti) frutto della maestria nel mestiere, e nella passione che lo aveva fatto diventare habituè al 51º Stormo a Istrana e alle Frecce Tricolori. Ma è stato anche affermato violinista, diplomatosi al conservatorio di Udine dopo gli studi al «Benedetto Marcello» a Venezia. Ha suonato con Bruno Pasut e Carmignola senior, e nell’orchestra del Comunale.


E poi l’amore per l’arte. Sopra la bottega di piazza dei Signori aprirà, dal 1964 al 1989 , una galleria d’arte, riferimento in città con le personali di Guidi, Plessi, Malossi, Springolo, Borsato, Barbisan, Ravenna. E tutto questo viveva nel commerciante, primo referente Omega in Italia, storico concessionario Rolex.


Arte, armonia, grazia ed estetica erano innati in lui. È stato storico perito e consulente del tribunale, nonché perito camerale. Un talento che sposava a uno spirito vulcanico e allegro, sempre pronto alla battuta o alla barzellette con i clienti. Fossero illustri o sconosciuti. Da lui sono passati davvero tutti. Da Mario del Monaco, il cui do di petto un giorno fece tremare vetrine e teche, a Toti Dal Monte e Pietro Germi; e ancora Comisso, Ravenna, Mazzotti, Barbisan.


Non aveva esitato a impegnarsi attivamente nell’associazionismo di categoria: per 12 anni ha guidato gli orafi di Ascom. Un pilastro di piazza dei Signori, dove la famiglia trasferì il negozio nel 1954 da piazza Noli (sopra l’attuale piazza Borsa) e per l’intera vita collettiva cittadina. La gioielleria è oggi gestita dai fratelli Bruno e Guido insieme al figlio Gianni.


Alberto Giraldo lascia la moglie Marisa – si erano sposati nel 1959 – i figli Laura e Gianni, il genero Massimo e la nuora Sarah, i nipoti Marina, consigliere comunale del Pd, Claudia, Marco e Giulia. L’ultimo saluto lunedì alle 11, a Santa Maria Maddalena, partendo dall’obitorio del Ca’ Foncello alle 10,45.
(a.p.)


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