Trevigiano l'hotel sotto la slavina

Il resort di Rigopiano sotto inchiesta nel 2008 è oggi di proprietà della A-Leasing con la controllata A-Realestate. E' stato acquisito dopo il fallimento dell'ex gestore
Il Gran Sasso Resort com'era
Il Gran Sasso Resort com'era

TREVISO. Prima di diventare un resort di lusso tra le montagne, l’hotel Rigopiano era un bellissimo casale di montagna, ma molto meno redditizio. La trasformazione finì sotto la lente d’ingradimento della procura che aprì un’indagine su un presunto abuso edilizio sanato grazie a favori economici, ma divenne anche l’occasione per un grande affare: sia in termini turistici che finanziari. A cogliere l’opportunità al volo è stata la società trevigiana A-Leasing, intermediario finanziario con capitale sociale nell’ordine delle decine di milioni di euro e oggi proprietario dell’immobile con una sua controllata, la A-Realestate.

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La società aveva sede lungo il Terraglio, proprio all’ingresso di Treviso, ora si è spostata nella Cittadella delle Istituzioni. Nel giardino della villetta riorganizzata a centro direzionale faceva bella mostra lo stemma giallo e nero della banca Raiffeissen, il gruppo svizzero diffusissimo in Austria che fa da scudo economico all’attività di A-leasing: offrire e gestire locazioni finanziarie in tutta Italia. Una di queste era l’hotel Rigopiano di Farindola, una delle 70 proprietà di A-Leasing nella provincia di Pescara. “Era” perché il resort è stato sventrato dalla valanga, ma anche perché negli ultimi anni l’edificio era stato passato nei registri della società controllata – sede in via della Mostra a Bolzano – che si occupa di vendere gli immobili non più in leasing.

Il Gran Sasso Resort sotto la slavina
Il Gran Sasso Resort sotto la slavina

L’alienazione pare fosse stata già avviata, l’avevano benedetta i tanti membri del consiglio di amministrazione che conta commercialisti e imprenditori austriaci, trevigiani come Sandro Casellato (già in Fortis), Francesco De Momi e Ivan Montagner, i coneglianesi Nicola De Zottis e Ivan Boscariol, ma anche un padovano (Matteo Marcon) e un professionista di Mantova, Matteo Artioli. «Al momento siamo a conoscenza dei soli fatti riportati dalle cronache» hanno commentato ieri i responsabili della A-Realestate, «non disponiamo di ulteriori informazioni.

La società intestataria del bene immobile oggetto del disastro manifesta la propria solidarietà a tutti coloro che risultano coinvolti nonché il proprio sostegno a chiunque stia prestando il proprio servizio nell’intento di prestare soccorso offrendo la massima disponibilità e collaborazione qualora se ne manifestasse il bisogno».

Il palazzo che ospitava l’hotel ora rischia di tornare nell’occhio del ciclone. Sotto accusa la già contestata conclusione con l’assoluzione del processo per il presunto abuso edilizio chiusosi due anni prima del fallimento della Del Rosso. La società che gestiva l’albergo e ne aveva lanciato la trasformazione in resort sette mesi prima di saltare riuscì «a disfarsi dell’unico ramo d’azienda operativo comprendente l’albergo sito in località Rigopiano di Farindola», come scriveva il tribunale di Pescara nel decreto di fallimento. Lo salvò dai creditori con una partita di giro che vide l’ingresso della A-Leasing come nuova proprietaria dell’immobile e quello della Gran Sasso Resort Spa (sempre legata a Del Rosso) come nuovo gestore.

Era un business che funzionava, tanto da portare il fatturato della Gran Sasso a quota 1,6 milioni con guadagni in crescita. Piaceva, quel resort che contava anche sul via vai di personaggi noti. Piaceva il suo panorama con vista sulla vallata ma anche il riparo della grande montagna alle spalle. Quella stessa montagna da cui è partita la valanga che lo ha travolto. «Non poteva essere altrimenti» dicono oggi in molti, «il resort era in un posto dove non doveva stare», allo sbocco della ripida gola.
 

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