Trans Ghiaia, la vendetta di un ex

Un dipendente deluso potrebbe aver appiccato il devastante rogo nella notte di San Silvestro
Di Enri Lisetto

ODERZO. La “vendetta” di un ex dipendente licenziato a causa della crisi che si è fatta sentire anche nel settore della ghiaia, incomprensioni sul pagamento di alcune forniture, la concorrenza sui grandi appalti.

Sono tre delle ipotesi che stanno valutando i carabinieri di Pordenone e Casarsa dopo l’incendio, doloso, che ha distrutto, la notte di Capodanno, nove camion della Trans Ghiaia di Arzene, di proprietà dell’imprenditore opitergino Igino Tardivo.

Il rogo, secondo quanto accertato dai vigili del fuoco di Pordenone che oggi compiranno un altro sopralluogo, si è sviluppato la notte di San Silvestro contemporaneamente in più focolai, dall’interno delle cabine dei mezzi pesanti, causando danni del valore complessivo di un milione di euro.

Si è trattato di un incendio «diffuso e omogeneo», non per propagazione, alimentato da un accelerante, verosimilmente carburante.

Il pubblico ministero Maria Grazia Zaina ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, per l’ipotesi di reato di incendio doloso.

Ciò che è rimasto dei mezzi è stato posto sotto sequestro.

I militari contano, comunque, di chiudere il cerchio in poco tempo, escludendo, tra le cause, quella della malavita organizzata, come invece le modalità farebbero presagire.

La proprietà esclude di essere stata oggetto di minacce, nega di essere coinvolta in grandi appalti o di futura realizzazione.

La società, infatti, fornisce solo i mezzi ad Autovie Venete, la concessionaria autostradale del Friuli Venezia Giulia, per i suoi cantieri.

L’attività nella cava, intanto, ieri è ripresa.

Il proprietario, l’opitergino Igino Tardivo, era già stato sentito dai carabinieri poche ore dopo l’incendio e, molto probabilmente, sarà chiamato ad approfondire nei prossimi giorni.

Gli inquirenti lasciano aperta ogni ipotesi, scandagliano il passato e il presente dei dipendenti e di alcuni ex, anche stranieri, rimasti senza lavoro a causa della crisi che ha colpito pure questo settore, e analizzano i pochi reperti trovati tra quanto rimasto dei mezzi dopo il pauroso rogo.

Non è escluso, peraltro, che il delitto sia stato eseguito su commissione.

Ma niente mafia, niente racket, puntualizzano gli investigatori.

Nonostante sui social network “spopoli” questa ipotesi, anche tra alcuni esponenti politici.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso