Tragedia al porto asfissiati due operai
Incidenti sul lavoro, è ormai un bollettino di guerra. A Porto Marghera due operai sono morti asfissiati mentre stavano scaricando una nave, la Word Trader, carica di soia. Scesi nella stiva, satura di gas, li ha uccisi in pochi secondi l’assenza di ossigeno. Il dramma si è consumato al Centro intermodale adriatico. Le vittime sono Paolo Ferrara, 53 anni, di Brugine, dipendente della «Icco Logistica» di Dosson, e Denis Zanon, 40 anni, di Mestre, della «Nuova compagnia lavoratori portuali

20080118 - PORTO MARGHERA ( VENEZIA ) -INCIDENTI LAVORO: VENEZIA,2 MORTI PER ASFISSIA IN STIVA NAVE - Un vigile del fuoco accanto alla base della nave del Centro Interportuale Adriatico, dove stanotte sono morti due operai mentre stavano lavorando nella stiva . La causa del loro decesso sarebbe da attribuirsi all'alta concentrazione di anidride carbonica all'interno della stiva della nave attraccata a Porto Marghera. © Andrea MEROLA/ANSA / KLD
Morti asfissiati come in una camera a gas. Uccisi in una stiva di nave piena di soia ormeggiata al Centro Intermodale Adriatico. Sono gli ultimi due morti sul lavoro di questo inizio anno.
Due lavoratori del porto. Denis Zanon, 40 anni, operaio interinale della «Nuova Compagnia Lavoratori del Porto» e Paolo Ferrara, (53), dipendente della «Icco Srl» di Mestre. Il primo viveva in via Bissolati 20, a Mestre; il secondo in via Aldo Moro 92, a Brugine in provincia di Padova.
Sono morti perchè nessuno ha verificato se in quella stiva c’erano le condizioni per lavorare. Chi doveva controllare che nell’ambiente ci fosse una percentuale di ossigeno non inferiore al 17 per cento non lo ha fatto. Sono le 2.40 dell’altra notte.
La «World trader», nave battente bandiera panamense e di proprietà di un armatore brasiliano e arrivata il giorno prima, ha avviato le operazioni di scarico. La stiva ha sette scomparti capaci ciascuno di 7500 tonnellate di farina di soia pellettata.
Al lavoro di sono due squadre di operai. Una è composta da Paolo Ferrara, da Denis Zanon e dal gruista. Si devono occupare di svuotare il quarto scomparto. Il boccaporto è aperto a metà. Zanon ha il compito di manovratore, guida dal ponte il gruista nei punti dove questo non vede. Ferrara deve manovrare la benna all’interno della stiva per consentire alla gru di «mangiare» in continuazione. La gru agganciata la benna cingolata inizia a calarla nel ventre della nave. A poco meno di quattro metri sotto il ponte i cingoli della nave incontrano la soia. Si adagiano sulla farina.
Ferrara si avvia alla stiva per sganciare la benna. Imbocca le scalette e inizia la discesa nella camera a gas. Nessun odore che preannunci il killer bianco che lo attende. Arriva sotto e crolla a terra privo di sensi. Zanon lo vede, corre in suo soccorso. Scende veloce le scalette ma anche lui appena mette i piedi sulla soia cade. Il gruista vede la scna comincia a gridare accorrono altri operai. Capiscono che li sotto c’è l’inferno.
Un marinaio dell’equipaggio, un romeno di 53 anni, Indossa un autorespiratore e scende nella stiva. Ha un’altra bombola di ossigeno ma è vuota. Riesce a prendere in spalla Ferrara, il più mingherlino dei due e lo porta fuori. Uno sforzo disumano. Nel frattempo sono arrivati i vigili del fuoco di Marghera. Ferrara ha in corpo ancora un flebile alito di vita. Ma qualsiasi tentaivo di rianimarlo è inutile. Anche il romeno si sente male. Lo sforzo di portare in superficie l’operaio è stato tremendo.
Mentre i vigili del fuoco del Gruppo Saf (Speleològico Alpino Fluviale) recuperano il corpo di Zanon il marinaio viene portato all’Umberto I. Viene dimesso nel pomeriggio. Nel suo sangue non c’è monossido di carbonio. Il killer bianco che invece ha ucciso i due operai.
Dentro quella stiva la soia bagnata dalla pioggia si è «ossidata» e la fermentazione ha sprigionato il killer bianco che ha saturato la stiva. Alcune ore dopo la tragedia i vigili del fuoco rilevano in quella camera a gas solo il 5 per cento di ossigeno mentre sono riscontrate 500 ppm di monossido. Condizioni che lasciano in vita una persona qualche minuto.
Eppure qualcuno doveva accertare che, come prevede il «Blu Code, Checklist di sicurezza nave/banchina» al punto 13 che «L’atmosfera nelle stive è esente da rischi» e se «la neccessità di monitorare l’aria bordo nave, è stata concordata tra bordo e terminal».
Nessuno ha provveduto a questo. All’alba il porto si è fermato, per lo sciopero spontaneio dei lavoratori, come in altre parti d’Italia. Poi le frasi di circostanza e il lutto cittadino il giorno dei funerali.
Argomenti:incidenti stradali
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso
Leggi anche
Video