Tobia Scarpa: il mio progetto completamente stravolto Quel fabbricato è brutto

il dibattito
«L’opera? Può essere che qualcuno abbia preso ispirazione da un mio progetto, manipolandone il contenuto». L’architetto Tobia Scarpa, commenta così la paternità dell’Ambasciata di Libia, la strana architetture costruita una ventina d’anni fa in Borgo Aleandro a Motta di Livenza, e finita nei giorni scorsi nella classifica di Architerror che raccoglie le immagini delle architetture più brutte del mondo. Il progetto dell’edificio- attribuito a Tobia Scarpa dal sindaco di Motta e dall’architetto Alfonso Vesentini- risale a una ventina d’anni fa. È passato tanto tempo, ormai. «Ho fatto diversi progetti nella mia vita, poi si sa i proprietari ci mettono le mani e cambiano, ma questo non lo riconosco come mio» replica Scarpa, scrutando attentamente l’immagine dell’edificio finito sul sito di Architerror che tanto sta facendo discutere in questi giorni. L’architetto Vesentini, pur attribuendo la firma del progetto dell’Ambasciata di Libia al figlio di Carlo Scarpa, si era affrettato a specificare quanto la realizzazione dell’edificio fosse grossolana e diversa rispetto all’originale. «Bisognerebbe fare un lavoro d’archivio e tornare indietro nel tempo per capire quale legame potrebbe avere con me» prosegue l’architetto Tobia Scarpa. Troppi anni sono passati per ricostruire tutta la storia. «Magari per fare quell’opera hanno preso ispirazione da un mio progetto in una fase di studio, difficile dirlo, bisognerebbe risalire a tutto l’iter che è stato svolto. Certo che guardando l’edificio posso dire che esso non rappresenta minimamente il mio stile» aggiunge Scarpa. La struttura ha suscitato grande interesse negli utenti, per lo più architetti, che seguono la pagina. L’opera mottense, sede di appartamenti e negozi, sembrerebbe essere un patchwork di elementi e stili che riconducono ai più grandi architetti contemporanei, italiani e non solo. Tra i diversi simboli: i due cerchi che si intersecano dell’architetto veneziano Carlo Scarpa, padre di Tobia, nella parte destra dell’edificio. «Quello dei due cerchi è un simbolo universale che venne utilizzato molto da mio padre– spiega Scarpa – un cerchio rappresenta la materia e l’altro lo spirito, sono stati appiccicati alla parete senza un senso». Forse una scelta di marketing come aveva ipotizzato l’architetto mottense Vesentini, peraltro allievo di Carlo Scarpa. Colpo di genio o bruttura? Il dibattito dal web si è spostato in paese. «È una struttura composta da un insieme di elementi diversi appena abbozzati che forse, se fossero stati messi in un altro modo, poteva risultare una buona architettura– sentenzia Scarpa– non mi esprimo se sia un’opera da bocciare o no. Dobbiamo essere in grado di rispettare le “follie”». I gestori di Architerror aggiungono che il loro obiettivo è quello di raccontare con ironia «tutte quelle derive stilistiche che da qualche decennio hanno preso piede nel nostro paesaggio». L’approccio richiama la satira. «Ripudiamo la gogna mediatica dei progettisti. Dopotutto una ciambella senza buco può capitare a tutti e un'opera non immortala una carriera. A Motta ci siamo arrivati per la segnalazione di un nostro follower, ma arriveremo presto anche a Treviso». —
Gloria Girardini
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