Ticket al pronto soccorso «Una mazzata sugli utenti»

L’80 per cento dei pazienti deve pagare e spesso l’importo supera i 100 euro Sindacato critico: così non va, bisogna intervenire e non bastano gli “angeli”
Agostini Treviso conferenza stampa ulss 9 servizio pronto soccorso
Agostini Treviso conferenza stampa ulss 9 servizio pronto soccorso

Doveva calmierare le prestazioni sanitarie, evitando gli accessi inappropriati anche al pronto soccorso, invece, per molti cittadini, il ticket sanitario rappresenta un vero e proprio salasso. Sotto accusa finiscono le somme da pagare quando ci si rivolge al pronto soccorso. I sindacati trevigiani fanno un bilancio e, a fronte di numerose segnalazioni da parte dei pazienti, parlano di situazione «divenuta insopportabile e aggravata dalla crisi economica».

Circa 120 euro per una colica renale, fino a 140 euro per chi varca la soglia del reparto con fitte al petto accompagnate da pressione alta; stessa musica per chi ha subito un trauma alla schiena necessitando di una tac. Anche se i sintomi appaiono pesanti, tanto che (talvolta) è lo stesso medico di base a consigliare un passaggio al Pronto soccorso, alla fine si paga perché il proprio disturbo non viene ritenuto indifferibile. Se si viene classificati come “codice bianco” o “codice verde” bisogna aprire il portafogli. Se non esentati per reddito, età o particolari cause di accesso, al momento della dimissione, tutte le prestazioni eseguite su questi pazienti sono a loro carico. E per i codici bianchi c'è anche un fisso di 25 euro.

Lo ha stabilito la Regione, un paio d'anni fa e i conti che i cittadini si trovano davanti, molte volte, sono salati.

Com'è successo a un cinquantenne trevigiano che, una settimana fa, è corso all'ospedale di Castelfranco accusando degli insopportabili dolori addominali. «Dopo avermi somministrato un antidolorifico, il male non mi passava. Così il mio medico, mi ha consigliato di andare al pronto soccorso», racconta, «l'ipotesi era di colica renale e mi sono rivolto all'ospedale di Castelfranco. Lì mi hanno fatto un'ecografia, esami del sangue, stick urine e una visita urologica. Sono stato classificato come codice verde». Importo pagato al termine degli accertamenti: 120 euro. «Mi sono davvero sorpreso e penso che, visto il periodo di generale difficoltà economica, a noi pazienti venga chiesto davvero troppo».

Identica la vicenda capitata a un paziente arrivato al Pronto Soccorso del Ca' Foncello con un doloroso disturbo all'addome. Stesso iter e stesso conto da saldare al termine degli accertamenti, visto che le cifre sono stabilite da un nomenclatore tariffario regionale aggiornato a maggio 2013 e valido per tutti gli ospedali veneti.

«Il pagamento va secondo le tariffe stabilite. Noi non facciamo altro che rimanere dentro questi binari. I nostri medici sono chiamati ad attenervisi», spiega Annamaria Brosolo della direzione medica dell'Usl 8.

Di situazione «inaccettabile» parla invece Paolino Barbiero segretario generale Spi Cgil, che sta raccogliendo le segnalazioni di pazienti che si sono trovati in difficoltà nel pagare le prestazioni del pronto soccorso.

«Ticket di questa pesantezza, da 100 e più euro, non vanno bene. Riteniamo che si stia spostando sempre più l'ago della bilancia verso le prestazioni a pagamento, lo si fa sulla pelle dei cittadini. Va bene arginare l'inappropriatezza, ma così è una batosta,una sortra di tassa sulla salute: non si può intaccare la capacità reddituale delle persone, già provate dalla crisi economica. La salute deve rimanere un diritto».

Sulla questione concorda anche Beniamino Gorza della funzione pubblica Uil. Prendendo ad esempio l'Usl 9, di 87.650 accessi annuali al Pronto soccorso, l'83 per cento è costituito da codici bianchi e verdi, paganti (esclusi gli esentati). Solo il restante 17 per cento sicuramente non paga in quanto classificato come giallo o rosso con un problema sanitario emergente-urgente.

«Certo, va posto un tetto agli accessi al Pronto soccorso» suggerisce Massimo Fornaini, segretario del sindacato medico Anaao Assomed Usl 9, «un maggior coordinamento tra medici di medicina generale, medicina territoriale e ospedale potrebbe essere utile per indirizzare meglio la popolazione. A seconda della gravità ci dev'essere una gradualità delle risposte, non si può scaricare tutto sul pronto soccorso».

Ma Gianluca Martin, del sindacato Fials, porta alla luce un'altra questione, che tocca da vicino il Pronto soccorso dell'Usl 9.

«Belli gli “angeli” per la gestione delle attese, ma ci dimentichiamo che non sempre si riesce a compensare la mancanza di organico. A fronte di 10 operatori previsti, qualche volta si lavora in 9 e scendendo sotto certi parametri si allungano le attese. Penso che al paziente interessi di più aspettare meno, che non avere qualcuno che gli spieghi perché sta aspettando».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:sanitàticket

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso