Testimone in difficoltà rischia l’incriminazione Sergio Papa la smentisce

Tensione durante il racconto di Rosa Romano, titolare della pizzeria Alle Fronde, i cui “non ricordo” hanno irritato il pubblico ministero
filippi agenzia fotofilm treviso udinza processo papa omicidio rolle
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Ha preso la parola per smentire una teste. Sergio Papa, imputato per il duplice omicidio dei coniugi Nicolasi, ieri ha parlato per la prima volta nel processo di fronte alla Corte d’Assise. Non era lui a testimoniare – il suo interrogatorio si svolgerà una volta ultimati i testi della pubblica accusa – ma Rosa Romano, la titolare della pizzeria Alle Fronde di Refrontolo. È lì che Papa, la sera prima dell’omicidio, è stato visto. E le parole rese da Romano, durante la prima deposizione di fronte ai carabinieri nel marzo 2018, pesano nella ricostruzione dei fatti. La donna aveva riferito di aver servito tramezzini e spritz a Papa, descrivendolo in condizioni “pietose”, che si girava su sé stesso, passeggiava avanti indietro. Come fosse fuori di sé. Una ricostruzione che ieri però di fronte alle domande del pm Davide Romanelli è improvvisamente svanita.

«Da me non ha mangiato nessun tramezzino. Mi dispiace, ma io queste cose non le ho dette», ha riferito in aula la ristoratrice. Un vuoto di memoria, che non è proprio andato giù al pubblico ministero, «così si va verso un’incriminazione per falsa testimonianza», ha riferito alla teste; che poi qualcosa ha iniziato a ricordare. Come ciò che gli aveva riferito la sua cameriera, ovvero di aver visto Papa estrarre della droga dallo zaino, e di avere le scarpe sporche. È a questo punto che Papa ha voluto intervenire per la prima volta nell’udienza. «Abito a 20 metri dal locale, non sono scappato di casa e non avevo nessuno zaino. Ho ordinato uno spritz, un tramezzino e un caffè. Inoltre si è confusa: non avevo lo zaino», sono state le sue parole. Il fratello Roberto e la cognata Salome Belen Chavez invece si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del pubblico ministero. Ma che Papa fosse a Refrontolo la sera del 28 febbraio, il giorno in cui era stato trovato in mattinata da Loris Nicolasi nel rustico in costruzione a fianco alla villetta di Rolle, non è una sorpresa. Anche nell’udienza precedente molti testi avevano dimostrato la presenza dell’imputato la sera prima dell’omicidio, la stessa sera in cui viene rubata la Panda con cui secondo l’accusa l’imputato si è messo da quel momento fino alle ore successive all’omicidio. La Panda verde ieri è stata di nuovo al centro delle domande del pm per ricostruire i movimenti di Papa il primo marzo, giorno dell’omicidio.

Marco Trevisiol, vicino del fratello di Sergio Papa, Roberto, a Combai, è andato anche oltre. «Ricordo che attorno a mezzogiorno sono uscito con il cane e fuori c’era Sergio. Non lo conoscevo, perché Roberto si era trasferito da poco, lo riconosco oggi vedendolo in aula. Stava fumando una sigaretta, nel giardino comune. Nei pochi minuti in cui l’ho visto, non ho ricordi di graffi sul volto ma ricordo che aveva un arrossamento sullo zigomo destro». E poco distante da lì, in via Tito Livio, sono in due ad aver visto una Panda verde parcheggiata. Giovanni Tittonel, e la sua vicina Tiziana Spagnol attorno alle 11.30. «Non sono riuscita a vederlo in faccia, sembrava giovane, sui 35 anni, alto circa 1.70, era vestito scuro». Michele Vitale, presidente della corte, ha chiesto a Papa di alzarsi. «È compatibile la sua figura con la corporatura della persona che ha visto?». Dalla teste è arrivato solo un “si” prima di essere congedata. —



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