Tangenti in banca, indagato re degli iper

L’imprenditore ponzanese Gianni Moro accusato di corruzione tra privati. Sotto inchiesta i vertici della Banca di Cividale
Di Fabio Poloni

PONZANO. È il “re” dei centri commerciali, ne ha costruiti in mezza Italia e in giro per l’Europa. Secondo la Procura di Udine, però, c’è qualcosa di malsano nel rapporto tra l’immobiliarista trevigiano Gianni Moro e la Banca di Cividale, uno dei suoi principali finanziatori, da sempre. Tangenti e favori in cambio di prestiti e finanziamenti, questa in sostanza la pesantissima accusa. I vertici della banca (tre persone) sono indagati per estorsione, ma ora anche Moro, indicato come «grande accusatore» (è già stato sentito come persona informata sui fatti), finisce sul registro degli indagati: l’ipotesi di reato a suo carico sarebbe quella di corruzione tra privati. È un vero terremoto giudiziario quello che parte dal Friuli e arriva fino alla Marca. Direttore generale, vice e presidente: per la Banca Popolare di Cividale la vicenda rischia di portare a una vera decapitazione. I nomi sono quelli di Luciano di Bernardo, 66 anni, di Colugna di Tavagnacco (nel frattempo dimessosi dalla carica di direttore, ora agli arresti domiciliari), Lorenzo Pelizzo, 74 anni, di Cividale, e Gianni Cibin, 57 anni. Uguale per tutti, invece, l'ipotesi di reato: estorsione ai danni di due clienti. E che clienti: due pezzi da novanta dell’imprenditoria friulana e veneta. Uno, appunto, è Moro, di Ponzano.

«Un sistema compromesso e moralmente corrotto». È il gip del tribunale di Udine, Francesco Florit, nell’ordinanza con la quale sono state disposte la misura cautelare ai domiciliari di Di Bernardo e le perquisizioni nelle case e negli uffici degli altri due indagati, a sintetizzare il meccanismo finito al centro delle indagini della Guardia di finanza del capoluogo friulano. Quattro, ciascuno slegato dagli altri, gli episodi di presunta estorsione contestati dalla Procura ai tre manager della banca. A denunciarli sarebbero stati, nel corso dei rispettivi interrogatori davanti al pm, il commercialista udinese Franco Pirelli Marti e l’immobiliarista trevigiano Gianni Moro. L’impianto accusatorio ruota attorno all’ipotesi che Di Bernardo, Pelizzo e Cibin abbiano costretto, in momenti e occasioni diversi, Pirelli Marti e Moro al versamento di tangenti in cambio della concessione dei finanziamenti chiesti. Le indagini avrebbero portato a calcolare “bustarelle” per un milione di euro. I fatti contestati vanno dal 2004 al 2008. A Moro interessava ottenere un finanziamento di 20 milioni di euro, per realizzare un centro commerciale a Charleroi, in Belgio. È proprio la costruzione dei centri commerciali il core business del Gruppo Moro, con sede operativa a Villorba e di rappresentanza ad Arcade. Una vera galassia del mattone: una ventina di società, sia finanziarie sia strettamente manifatturiere, che si occupano di progettazione e costruzione soprattutto di grandi strutture commerciali. Una gestione «globale e coordinata dell’intero processo produttivo, che va dall’analisi di fattibilità alla consegna chiavi in mano», si legge nel sito del gruppo. I dipendenti diretti sono una cinquantina tra ingegneri, architetti e geometri, e altri 400 circa come indotto. Ormai non si contano più i centri commercali realizzati dalla Gestim, la società costruttrice del Gruppo Moro: da Cremona a Belluno, da Conegliano a Muggia, e pure all’estero, dalla Croazia al Belgio. Il fatturato supera complessivamente i 250 milioni di euro. Due, da sempre, le banche alle spalle del Gruppo Moro: la Popolare di Cividale e la Friuladria. Ora proprio il rapporto con Cividale è finito sotto la lente della Procura di Udine, che vuole accertare se i finanziamenti siano sempre stati limpidi, o se invece ci sia sotto l’ombra delle tangenti.

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