Susegana, 5 mila capi firmati falsi: li smerciava con WhatsApp

SUSEGANA. Piumini Moncler, portafogli di Christian Dior e cinture Yves Saint Laurent, jeans della Gas e di Armani, montagne di borsette e accessori delle più celebri griffe: 4.900 capi in tutto sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Pordenone a un sessantenne marocchino residente a Susegana, fino a quel momento incensurato, che è stato denunciato per contraffazione e ricettazione.
UN MAGAZZINO IN CASA. Scatoloni con giubbotti, pantaloni, maglioni e accessori taroccati delle più celebri marche (Burberry, Colmar, Dsquared2, Fred Perry, Harmont & Blaine, Lacoste, Levis, Liu Jo, Napapijiri, Stone Island, Woolrich) erano accatastati nel locale lavanderia vicino al garage a casa dell’immigrato. Un carico di 400 capi di abbigliamento contraffatti, destinato alla piazza pordenonese, è stato trovato invece dalle Fiamme gialle a bordo del furgone del sessantenne, fermato durante un controllo sulla Pontebbana lo scorso weekend. Il nervosismo manifestato dal l’autista del furgone ha insospettito i finanzieri, che lo hanno fatto accostare per un’ispezione più approfondita. Le indagini hanno portato alla perquisizione domiciliare, concessa tempestivamente dalla Procura di Pordenone.
LE GRIFFE TAROCCATE. È stato così scoperto il deposito delle griffe taroccate, pronte per essere vendute. La qualità delle riproduzioni era tale da renderli molto simili ai prodotti originali. Caratteristiche che rendevano molto appetibile la merce, venduta a prezzi concorrenziali e in nero. Era il passaparola fra i clienti ad alimentare il giro di affari del sessantenne marocchino. Le Fiamme gialle hanno accertato che lo smercio avveniva su ordinazione.
LA VENDITA ON LINE. Il cliente contattava tramite WhatsApp il venditore, ordinandogli il pezzo prescelto e concordando il giorno e il luogo per la consegna. Tutto quindi avveniva on line. Ricevuto l’articolo, il cliente pagava in contanti oppure effettuava una ricarica su carte di credito prepagate. Come ha precisato la Guardia di finanza provinciale, il risultato si inquadra nella lotta contro gli effetti distorsivi del fenomeno della contraffazione, «che sono molteplici e incidono su differenti interessi, pubblici e privati».
IL REPORT DELLA FINANZA. «Il mercato “sommerso” della contraffazione provoca, infatti, per le imprese un danno economico derivante dalle mancate vendite, dalla riduzione del fatturato, dalla perdita di immagine e di credibilità – ha osservato la Guardia di finanza – implica inoltre un danno o un pericolo anche per il consumatore finale, connesso alla sicurezza intrinseca dei prodotti, in quanto viene svilita la funzione tipica del marchio, che è quella di garantire l’effettiva origine e genuinità di quanto acquistato».
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