Stroncato da un’overdose di metadone

Morto di overdose in casa. La vittima è un quarantenne residente a Mogliano, Marco Stefanini. A trovare l’uomo privo di vita ieri mattina è stato lo zio, che ha immediatamente lanciato l’allarme. Purtroppo non c’è stato nullla da fare.
Negli ultimi anni nei Sert del Veneto è in uso il metadone concentrato, una sostanza cinque volte più potente di quello tradizionale. Potrebbe essere stata la scelta di iniettarselo in vena, anziché assumerlo per via orale, a causare la morte per overdose di Marco Stefanini. Quella di “sballarsi” così, con il surrogato dell'eroina, è una pratica sempre più in voga, soprattutto tra coloro che il tunnel della droga lo hanno conosciuto fin dall'adolescenza. Classe 1974, Marco Stefanini, trovato ieri mattina esanime nella sua abitazione di via 28 aprile a Mogliano dall’anziano zio, aveva ancora una vita davanti, malgrado tutto. Malgrado il carcere, malgrado la prematura scomparsa dei genitori, malgrado le difficoltà e i problemi di salute. Era in cura al Sert da più di dieci anni, prima in quello di Treviso, poi quello di Mogliano che ha aperto i battenti nel 2003.
Nella sua via e nel quartiere, Marco Stefanini era molto conosciuto, abitava lì da sempre. Aveva frequentato le scuole medie Gino Rossi, in via Torino. Erano gli anni '80, un periodo che in molti ricordano con nostalgia romantica, motorini, sagre di paese, discoteche, ma che per altri non manca di rappresentare un lato oscuro: la diffusione dell'eroina, l'abitudine di farsi, di esagerare. Anche Mogliano, come molte altre località venete, ha conosciuto queste tristi storie. Le vicende di quegli anni e di quelli successivi, delle compagnie che dominavano la notte, hanno attraversato la vita di Marco Stefanini. La sua vita, per certi versi, ha dell'incredibile. Alcuni anni fa era finito anche in carcere, per alcuni mesi, in seguito a una condanna per guida in stato di ebbrezza. Ma una macchina, Stefanini, non ce l'ha mai avuta, la patente nemmeno: era stato fermato dai carabinieri mentre andava in bicicletta, risultando recidivo. Le norme inflessibili del nuovo codice della strada, sommate all'impossibilità di usufruire della condizionale esaurita per qualche errore di gioventù, forse anche l'impossibilità di pagarsi l'avvocato giusto, gli aprirono inesorabilmente le porte della casa circondariale di Santa Bona. Ha trascorso in cella pochi mesi e da questa esperienza, come le altre, era certamente uscito più forte. Ma non abbastanza per resistere a quel vizio che l'aveva accompagnato per tutta la giovinezza.
Ed è così che, forse per una tragica fatalità, ha messo fine alla sua esistenza, con una tragica overdose di cui non si vorrebbe mai scrivere. A trovare il suo corpo già privo di vita, ieri mattina, è stato lo zio. Immediato l’allarme ai carabinieri, che non hanno potuto far altro che constatare il decesso del quarantenne. Pochi dubbi sulla causa della morte: non c’erano segni di violenza sul corpo dell’uomo, né di effrazione su porte o finestre dell’abitazione di via 28 Aprile.
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