Storia, guerra e amore: Silvano e le sue radio nella bottega-museo. E c'è pure un modello a Prosecco

VEDELAGO. Un museo non deve essere la tomba di oggetti morti. Con questa frase di Umberto Eco posizionata all’ingresso, Silvano Gazzola precisa che nel suo museo dal titolo “La radio nella storia, dalla pila di Volta agli anni Sessanta”, «tutto è vivo e funzionante. Visitando il museo, tra crepitii e scintille, si ha l’impressione di trovarsi nel laboratorio di un inventore alla vigilia di qualche rivoluzionaria scoperta scientifica.
Dalle origini
All’interno del cortile di casa, nello spazio che una volta ospitava il suo negozio di riparazioni, Silvano ha messo assieme un percorso storico molto distante da una nostalgica collezione. La visita prende il via dall’invenzione della pila di Volta «perché bisogna partire dai principi dell’elettromagnetismo per capire la scoperta di Marconi». Ed ecco che dopo una serie di illustrazioni pratiche, dal funzionamento dell’arco di Davy fino alla bobina di Tesla, si approda al “tavolo trasmittente” di Guglielmo Marconi che nel 1896 presentò a Londra l’antenato della radio moderna. Da qui in poi parte un fiume di aneddoti e racconti scanditi da oggetti curiosi come il trasmettitore “ondina Esse” con cui il radiotelegrafista del dirigibile Italia tentò di chiamare i soccorsi dai ghiacci del polo nel 1928.
Le radio tra le guerre
Il cuore dell’esposizione è dedicato alla radio fra le due guerre a partire dai modelli più diffusi nella Germania nazista. «Il ministro della propaganda aveva intuito subito il potenziale del mezzo tanto che consorziò le maggiori imprese tedesche per far costruire una radio che non costasse più di 75 marchi». Spiccano due rari esemplari di radio Balilla e Rurale, che Silvano mostra avviando il nastro originale della dichiarazione di guerra del 1940 che qui è possibile ascoltare «proprio come l’ascoltarono i nostri genitori – o nostri nonni – in quel fatidico 10 giugno».
Un capitolo a parte meritano le radio clandestine costruite dai prigionieri italiani nei campi di concentramento per captare il segnale di Radio Londra. Si tratta di piccoli «marchingegni» che calzano perfettamente in una gavetta, oppure di ingegnosi circuiti fatti con ritagli di lattine o lamette ossidate. Poco più in là è esposta una ricostruzione fedele della “Caterina” assemblata da un gruppo di ufficiali italiani prigionieri a Sandbostel.

«Qualche tempo fa mi ha contattato un signore di Oderzo che aveva sentito parlare del mio museo. Era il figlio di un internato che aveva rinvenuto alcuni scritti del padre in cui si menzionava la Caterina; commosso, mi ha chiesto di ricostruirne una per lui in omaggio al padre». Terminate le guerre, seguono gli anni del boom «che ci hanno lasciato pezzi come il classico cubo Brionvega oppure questo juke box Igea – ci inserisce una monetina da 50 lire – diffuso in periferia dove non ci si poteva permettere quello americano».
I nomignoli
Sulla parete, marchi e modelli che vanno dalla radio di Churchill al “Filippone (una Philips del 1930), passando per le preziose Ducati scoprendo che ciascuna ha un nomignolo come “formaggino”, “tempietto” o “prosciutto”, in base alla forma che ricorda. «Vorrei che i giovani venissero a visitare il museo per mostrargli come il tavolo trasmittente di Marconi non sia altro che l’antenato del loro telefonino».
Prosecco on air
Il museo di Silvano Gazzola si trova a Vedelago in via Papa Sarto 32. L’ingresso è gratuito. Per visite guidate chiamare il numero 0423.400672. Sono conservate delle vere chicche: tra le più rare ce n’è una che rappresenta un pezzo di storia locale ovvero un prototipo messo a punto all’inizio degli anni Trenta dai fratelli Giovanni e Bruno Fraccaro della Fracarro Radioindustrie di Castelfranco Veneto.
«Questo modello di TV detta a “disco scandente” appartiene a un kit di montaggio che permetteva di assemblare una televisione a casa propria. Quel modello creato agli albori della tecnologia televisiva contribuì a gettare le basi del successo della fabbrica castellana che nei decenni successivi conquistò il mercato italiano.

Fra le altre curiose preziosità del museo va citata l’ingegnosa eco-radio creata dal padrone di casa come una sorta di omaggio alla cultura vinicola locale: le pile che alimentano questa radio unica e funzionante sono dette “pile a tazza” dove gli elettrodi si trovano immersi nel Prosecco anziché in una comune soluzione acida. —
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