Spresiano, la Onlus ultra religiosa sotto contratto con Comuni e Asl

Chiusa da alte mura, marchiata con i simboli di ordini religiosi che però non ne hanno mai sentito parlare, chiacchierata dai residenti che ne ricordano le «strane origini» improntate alle terapie...

Chiusa da alte mura, marchiata con i simboli di ordini religiosi che però non ne hanno mai sentito parlare, chiacchierata dai residenti che ne ricordano le «strane origini» improntate alle terapie non convenzionali, la casa di accoglienza gestita dalla famiglia di Emanuela Petrillo a Spresiano oltre ad essere sovvenzionata da donazioni di ospiti e volontari era ed è pagata (e nemmeno poco) dall’azienda sanitaria trevigiana che oggi è in guerra con la figlia. E oltre a questa anche da vari comuni della provincia di Treviso.

Tutto merito dell’accreditamento in Regione ottenuto dalla “Famiglia di Nazareth” – questo il nome della casa di Spresiano dove la stessa Petrilo ha vissuto fino a un anno fa – che oltre ad essere un luogo fortemente connotato dal culto religioso è rientrata anni fa nel registro delle associazioni di volontariato per la gestione della disabilità.

I criteri? I sopralluoghi? Pare siano stati fatti a suo tempo ed abbiano dato il via ad una serie di contratti di “pensionamento” temporaneo di vari soggetti. A sottoscriverli la Onlus e, di volta in volta, o i comuni di provenienza delle persone che necessitavano di un alloggio o la stessa azienda sanitaria trevigiana. Il crocefisso dipinto sulla facciata della casa? Le madonne? I racconti di quanti già allora evidenziassero quanto strano fosse il fervore religioso all’interno della casa? Tutto in secondo piano, compresa la segnalazione arrivata – proprio in quegli anni – agli uffici del Gris, il centro studi della Diocesi che si occupa di «sette» e derive del culto.

Consultando gli archivi dell’azienda sanitaria di Treviso si scoprono cinque versamenti per altrettante prestazioni residenziali fatti dal Ca’ Foncello alla “Famiglia di Nazareth” solo nel 2013. Rispettivamente da 8.145 euro; 3,290 euro; 9150 euro; 7.360 euro. Ce ne sarebbe un quinto – sempre riportato nel database dell’azienda sanitaria – dalla bellezza di 126 mila 575 euro. Ma potrebbe essere frutto di un mero errore di archiviazione per quanto debitamente riportato.

Tanti o pochi fossero i soldi fatto sta che giravano e girano. Basti pensare al contratto sociale stipulato nel 2016 e per il 2017 con la “Famiglia” dal Comune di Casale Sul Sile per circa 13 mila euro, e di altri accordi vecchi e nuovi.

Uno di questi va citato se non altro per quanto riportato in delibera. Faceva capo al Comune di Loria, è di dieci anni fa, e racconta di un senzatetto che venne inviato alla casa di accoglienza della famiglia della Petrillo (che non apriva le porte solo a disabili) per un periodo di permanenza limitato. «Il soggetto dopo aver sostato nella struttura per un breve periodo ha preferito ritornare ad essere un senza fissa dimora». Un caso, tanto che Loria ha continuato nel suo rapporto con la Onlus di Spresiano. Ma di certo singolare. Come particolare sia il fatto che dal 2014 ad oggi i rapporti con l’Uls 9 si siano diradati , che nel 2015 la “Famiglia di Nazareth” abbia fatto una revisione dello statuto dell’associazione che nel 1994 citava «l’amore di Dio ci guida su tutta la terra, speriamo che tutti possano provare il grande amore di Dio». Una dichiarazione di intenti molto profonda che a qualcuno stride pensando che in quegli stessi anni Gerardo Petrillo, da poco arrivato da Guidonia, veniva riconosciuto e presentato come pranoterapeuta.

Federico de Wolanski

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