L’app mai nata e il sito nel caos: a Treviso il Comune 2.0 è sotto accusa
Il caso a Ca’ Sugana. Quattro anni fa l’investimento da 240 mila euro per l’applicazione che non c’è. Nel portale del Comune da mesi sparite delibere e dati: interrogazione del Pd

Altro che amministrazione trasparente, da quando il Comune di Treviso ha avviato la transizione dal vecchio e nuovo sito (circa un anno fa) le informazioni sull’operato dell’amministrazione sono diventate sempre meno e sempre più introvabili, se ancora esistenti.
Oggi, e da settimane, il portale è “in costruzione” e i disagi tantissimi. L’ennesimo capito di una debacle del progetto 2.0 iniziato quattro anni fa quando il Comune lanciò il piano per la nascita della “super app” comunale, costata 240 mila euro e mai attivata.
Partiamo da lì. Era il 2020, dopo aver passato anni testando soluzioni innovative di settore (l’ultima con l’app per il controllo della sosta lanciata nel 2019) il Comune decise di fare il grande balzo immaginando la App di Treviso, applicativo mobile personalizzato che ogni singolo cittadino avrebbe potuto configurare in base alle proprie esigenze e necessità, scegliendo i contenuti a cui intende accedere, i servizi che vuole attivare, le informazioni che gli interessano.
Dentro, si disse, ci sarebbero state la possibilità di consultare news dal Comune anche geolocalizzate (incidente, un mercato chiuso, un’ordinanza); ricevere notifiche “urgenti” da parte del Comune; gestire la sosta (la App avrebbe inglobato le funzionalità di “TrevisoApp”); effettuare pagamenti PagoPa; effettuare segnalazioni relative al degrado urbano, la sicurezza, rifiuti abbandonati, richieste di manutenzione (pensionando il vecchio “Segnalazioni on line” nel sito) e molto altro.
Tutto bellissimo. Il bando per fare la App? Deserto. Ci si riprovò dopo un anno, sempre per 240 mila euro di impegno di spesa. E si trovò uno sviluppatore. Risultati? Nulla fino all’anno scorso quando entrò in funzione solo una versione test della app con il solo sistema dei parcheggi. Non altro. E ad oggi non ci sono news.
Esattamente come per il sito istituzionale dove da un anno a questa parte, invece, l’innovazione grafica ha oscurato le delibere prima leggibili seduta per seduta, atto per atto, fino ad anni e anni fa. Idem per il consiglio comunale che per giunta non è nemmeno più consultabile per liste e gruppi, solo nomi alla rinfusa. L’albo pretorio? Un caos senza ordine cronologico. Commissioni? Sparite. Determine? Prima consultabili, poi “omissis”, ora non più pubbliche. I dati dagli uffici come inquinamento o mobilità? Spariti.
Mercoledì 22 gennaio sul tema anche l’affondo del Pd che ha presentato un’interrogazione alla giunta «e in caso i mancate risposte o provvedimenti a garanzia della trasparenza» incalza il capogruppo Pelloni, «siamo pronti a denunciare tutto al prefetto».
«Il diritto all'informazione e alla trasparenza rappresenta un principio cardine dell'attività amministrativa, garantito dalla normativa nazionale e dai regolamenti comunali. La trasparenza degli atti» segue il Pd, «è fondamentale per consentire non solo per i consiglieri comunali ma anche per tutti i cittadini per esercitare il proprio diritto di controllo e partecipazione alla vita pubblica. Vogliamo sapere che intende fare il Comune».
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