Sit-in anti integralisti avviso orale a Django
«Avevamo manifestato contro gli integralisti cattolici omofobi e ora ci arriva un avviso penale che ci paragona ai mafiosi». Gaia Righetto 29enne attivista del centro sociale Django si dichiara stupefatta di fronte all’avviso orale giunto dal questore di Treviso a lei e altri tre componenti del gruppo: Andrea Berta, Mattia Barbirato, Ettore Casellato. Si tratta di uno strumento previsto dalla legge per chi viene considerato fonte di “pericolosità sociale”, spesso usato per richiamare all’ordine persone con precedenti penali gravi. «Noi siamo stati colpiti perché a luglio avevano difeso il disegno di legge Zan in discussione al Parlamento contro l’omofobia e le violenze di genere». Armati di pentole, mestoli e coperchi, i componenti del Django avevano creato azioni di disturbo durante la manifestazione promossa in piazza Borsa da movimenti cattolici vicini a Pro Life. Una contro-manifestazione non autorizzata che aggiunta ad altri reati legati all’ambito politico-sociale come le occupazioni, avrebbero portato il questore ad adottare il provvedimento che, se non ascoltato, potrebbe rilanciare azioni serie come la sorveglianza speciale, con limitazioni negli spostamenti, uscite di casa, relazioni.
«Ciò ci sembra assurdo poiché noi stavamo difendendo una normativa che, seppur contestabile in alcuni punti, è meglio di niente» aggiunge Righetto che insieme agli altri attivisti presenterà ricorso. —
La.Si.
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