Si rivolge al santone voodoo per trovare l’amore: stuprata

CONEGLIANO. È la terza volta che non si presenta alle udienze contro il “santone” dei riti voodoo che ha accusato di violenza sessuale durante una “purificazione”. Così, una 50enne feltrina rischia...

CONEGLIANO. È la terza volta che non si presenta alle udienze contro il “santone” dei riti voodoo che ha accusato di violenza sessuale durante una “purificazione”. Così, una 50enne feltrina rischia prima una multa di 150 euro, poi l’accompagnamento coatto dei carabinieri in aula di tribunale: il giudice Trentanovi l’ha infatti diffidata dal non presentarsi alla prossima udienza fissata per il 16 ottobre. Davanti al collegio deve comparire Michael Nganje Voma, 48 anni (difeso dall'avvocato Roberto Veroi): il “doctor”, come veniva soprannominato nel “giro”, è accusato di lesioni e violenza sessuale nei confronti della donna. Secondo la procura di Belluno (in aula il pm Simone Marcon) durante un rito voodoo avrebbe violentato la sua cliente che si era rivolta alla sua magia per riavere l’amore di un ragazzo che l’aveva lasciata e dal quale voleva avere un figlio. Secondo la difesa dell’uomo (oggi sparito ma che all’epoca abitava a Conegliano) il rapporto sessuale ci fu ma fu consenziente: un esame del Dna, nelle more dell’indagine, l’ha provato inconfutabilmente. Ieri in aula ha testimoniato l’amica della parte offesa, colei che la mise in contatto con il “doctor” per vedere se con riti voodoo, dopo aver provato di tutto, la 50enne potesse arrivare al suo obiettivo. Cioè: tornare con il giovane amore che l’aveva lasciata e senza il quale lei non riusciva a stare. Il santone africano avrebbe scacciato da lei gli spiriti maligni e le avrebbe ricondotto il cuore dell’ex fidanzato. La teste R.B. ha riferito di aver indicato lo straniero alla donna: uno straniero di cui si parlava per la sua magia. Dieci giorni dopo il giorno dell’appuntamento fu lei a telefonare alla 50enne che le riferì questa situazione. Delle indagini ha invece riferito il maresciallo dei carabinieri di Feltre Stefano Vagnozzi. La parte offesa denunciò tutto in caserma, ma due giorni dopo la presunta violenza. Due giorni di “riflessione” che per la difesa dell’imputato indicano che il rapporto ci fu e che fu consenziente. Tanto che la donna versò anche del denaro al “doctor” e lo accompagnò in stazione a Feltre perchè riprendesse il treno. (cri.co.)

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