Servono 300 mila euro l’anno per salvare il Montebelluna

Entrano 427 mila euro, ne escono 725 mila. Traduzione: affinché il Calcio Montebelluna continui a vivere, serve qualcuno che metta quei trecentomila euro di perdita d’esercizio. Ragionamento da commercialisti, ma fondamentale: dopo la tragica scomparsa di Marzio Brombal, presidente mecenate che copriva di tasca propria il “rosso” di bilancio, ora qualsivoglia successore o cordata dovrà fare i conti – letteralmente – con questi numeri per portare avanti l’attività della gloriosa società calcistica che quest’anno compie un secolo.
Le entrate
Sono sostanzialmente cinque le fonti di ricavo per le società calcistiche di questo livello. Leggiamo nello specifico quelle del Montebelluna analizzando gli ultimi dieci bilanci e in particolare quello chiuso al 30 giugno 2018. L’entrata più consistente è data dalle sponsorizzazioni, con una media di circa 150 mila euro l’anno. Altra fetta consistente di introiti è data dalla cessione dei giovani calciatori e dai loro cosiddetti “premi di valorizzazione” che le società acquirenti versano a chi ha fatto loro da chioccia, specialità della casa qui a Montebelluna: in via Biagi da questa voce arrivano circa centomila euro l’anno. Altrettanti derivano dalle quote di iscrizione che i baby-calciatori pagano, dai piccoli amici e primi calci fino a salire fino agli allievi (solo dagli juniores non si paga): 380 euro l’anno per i più piccoli più 140 extra in caso di trasporto col pulmino della società. Le altre voci di ricavo sono meno consistenti: una è la vendita dei biglietti (meno di ventimila euro totali, lo scorso anno, derivanti da una presenza media di 115 spettatori per le partite in casa con biglietti a 10 euro), l’altra è il contributo pubblico che il Comune di Montebelluna versa ogni anno (25-30 mila euro). Alla fine si è arrivati nel 2018 a un “valore della produzione” totale di 427 mila euro, in calo rispetto ai 598 mila del 2017.
Le uscite
A pesare sui conti, alla voce uscite, è soprattutto il mantenimento della prima squadra: stipendi di allenatore e giocatori, logistica, un paio di appartamenti a disposizione, staff medico eccetera costano circa trecentomila euro l’anno. Il resto delle spese è dato dall’affitto dei campi (il Monte ha 14 squadre, quelli di via Biagi non bastano) che pesa per 12 mila euro; dai costi di iscrizione ai campionati e affiliazione Figc (30 mila euro); da utenze e bollette (solo l’energia elettrica costa 48 mila euro l’anno). Alla fine, la voce “costi di produzione” è arrivata nel 2018 a quasi 725 mila euro, cifra che dovrebbe essere molto simile a quella prevista per l’esercizio da chiudere ora al 30 giugno 2019.
Il disavanzo
E qui siamo al punto: la bilancia entrate/uscite è sbilanciata per 300.901 euro. Non si tratta, va detto, di debiti: quelli sono marginali e coperti praticamente per intero dai crediti e dalla liquidità in cassa. Chi comprasse il Montebelluna oggi, insomma, si troverebbe una società tecnicamente sana dal punto di vista del bilancio. Ma è come una macchina tagliandata e revisionata che però ha bisogno di trecentomila euro l’anno di benzina per poter correre. Chi ce li mette?
Le trattative
L’avvocato Paolo Maran, che rappresenta la proprietà – amministratore unico è Cristina Nobrutti, moglie del compianto Brombal – in questa fase delicata ribadisce l’esistenza di «cinque opzioni». Ben accreditata sarebbe la “cordata degli affetti”, soluzione che include un gruppo di imprenditori locali amici dell’ex presidente, dirigenti e sponsor della società, più tanti genitori che hanno i figli nel vivaio e hanno deciso di fare il possibile per garantire la prosecuzione dell’attività. Tutti gli sponsor attuali avrebbero dato parere favorevole al mantenimento dell’impegno, incluso il partner tecnico Lotto e la DB Group. «Abbiamo dato disponibilità a questa cordata, ma in termini di sponsorizzazione», conferma Walter De Bortoli, DB Group, «Di sicuro daremo una mano pure nel prossimo campionato, in virtù dell’amicizia che ci legava a Brombal». Fra oggi e martedì dovrebbero essere presentate e vagliate le proposte d’acquisto. «Siamo fiduciosi, c’è gente seria», commenta Maran, «La sensazione è che si possa arrivare a una soluzione positiva». —
(ha collaborato
Mattia Toffoletto)
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