Seimila a Medjugorje: «Viaggio dello spirito»

Pellegrinaggi: duemila persone all’anno si muovono dalla Marca attraverso le agenzie. Ma più del doppio si organizzano da sole o con tour operator in nero
Di Francesca Gallo
PUCCI PONZANO IL PARROCO DI PADERNO DON ALDO DANIELI AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
PUCCI PONZANO IL PARROCO DI PADERNO DON ALDO DANIELI AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM

Pellegrinaggi fai-da-te come antidoto alla crisi. Si fa di tutto pur di non rinunciare a un viaggio della speranza a Medjugorje. E in questi giorni di primavera il fenomeno è ripreso alla grande, sfruttando soprattutto i weekend di Pasqua e del primo maggio. I numeri “ufficiali” parlano di almeno duemila trevigiani all’anno diretti a Medjugorje. Ma, considerando il boom del “nero”, si arriva facilmente a tre volte tanto. Un giro d’affari che si avvicina ai due milioni di euro. Un fiume di denaro che finisce anche nella zona grigia dell’evasione fiscale.

«Negli ultimi tempi il traffico è gestito da operatori non ufficiali», lamenta Marco De Vescovi, referente della Iot Viaggi di Veneto e Friuli. «Sono spuntate una marea di associazioni e leader carismatici che si organizzano da soli, prenotando pullman e alberghi a prezzi irrisori. Ci sono sempre più organizzazioni che lo fanno privatamente. Un fenomeno che interessa in particolare il Triveneto». Cinque giorni a Medjugorje a 140 euro, pullman e alloggio compresi. Il “low cost” estremo ha preso piede esclusivamente nel Nordest, vista la vicinanza geografica con la discussa località bosniaca dove la Madonna appare ininterrottamente dal 1981. E pensare che la Chiesa cattolica non ha ancora preso posizione ufficiale. Eppure da Treviso, Castelfranco, Montebelluna, Valdobbiadene, Pieve di Soligo, Conegliano, Vittorio Veneto, Oderzo e Motta partono corriere di cattolicissimi pellegrini.

«Si è arrivati ormai a prezzi stracciatissimi, in barba a tutte le leggi sul turismo», denuncia De Vescovi. «Un fenomeno tipico delle nostre zone, dove chi parte al mattino può arrivare tranquillamente in serata a Medjugorje». Un ritornello che si sente ormai in tutte le agenzie di viaggio della destra come della sinistra Piave.

Nel resto d’Italia il monopolio resta in mano ai tour operator. Ci sono voli che partono ogni due-tre giorni da Napoli, Roma e dalla Puglia. Chi si trova lungo la costa adriatica usa anche collegamenti marittimi. La Lombardia è servita da un operatore molto affermato che opera con voli speciali. Da solo ha portato in Bosnia 15 mila presenze in un anno. «Un tour operator aveva provato a lanciare un volo da Trieste», spiega De Vescovi, «ma non c’era sufficiente richiesta dal Nordest». Con l’acuirsi della crisi i pellegrini sono aumentati. Un anno e mezzo fa c’è stata una vera e propria esplosione di richieste. Segno che tanti disoccupati o precari hanno pensato come ultima spiaggia di affidarsi all’intercessione della Madonna per trovare un lavoro. «La gente va a Medjugorje perché ha in cuore qualcosa da cambiare, da accogliere», nota don Bruno De Toffol, responsabile pellegrinaggi per la diocesi di Vittorio Veneto. «Non va là per vedere il vip di turno. Altrimenti uno va a Santo Domingo».

La Chiesa intanto resta a guardare. In tanti attendono il pronunciamento della Commissione a suo tempo istituita da papa Benedetto XVI. Nell’attesa, nessun pellegrinaggio “ufficiale” delle diocesi, ma tante iniziative spontanee dalle parrocchie trevigiane. «Se il demonio ha fatto questa invenzione per imbrogliare la gente, si è dato la zappa sui piedi», dice convinto don Aldo Danieli, parroco di Ponzano, che è andato per due volte a Medjugorje. «Io vedo gli effetti, molte persone lì si convertono, più che in altri santuari. Tornano cambiate. Mai visto nessuno che è andato a Medjugorje ed è tornato peggiore di prima». «Sono andato per accompagnare un gruppo di parrocchiani», aggiunge don Brunone De Toffol. «Si capisce meglio Medjugorje  andando a Sarajevo, sapendo quello che è stato sofferto da quella gente con la guerra».

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