S.Cristina, il caso: abusive le capanne del presepe vivente

QUINTO. Da decenni sono le capanne del presepe vivente dell’oasi Cervara, uno dei più classici appuntamenti del Natale trevigiano. Sorpresa: sono abusivi. I capanni, realizzati in legna e con rami di pippo, sono meno di una decina. Sorgono però in un’area Sic, le più tutelate dalle norme ambientali dell’Unione Europea. E così gli stessi volontari del gruppo ecologico Tiveron che le hanno realizzate, le stanno smantellando, dopo aver ricevuto nei giorni scorsi un’ispezione del Corpo Forestale, mossosi in seguito a un esposto. Gli agenti del Cfs hanno compiuto un sopralluogo e staccato un verbale. C’è il rischio di un provvedimento penale, adesso. A Santa Cristina la notizia ha creato sconcerto. E se ne fa interprete, con la conuseta schiettezza, il presidente del consiglio provinciale Fulvio Pettenà: «Non discuto le regole, ma esiste il buon senso: in Italia, soprattutto al Sud, ci sono migliaia di costruzioni e interi quartieri abusivi che restano in piedi, ma evidentemente la piaga della speculazione è a Santa Cristina, sono le capanne che servono a una reviocazione storica. Non so chi ha presentato l’esposto, non so come abbia operato il parco del Sile, ma qui per un franteso senso delle proporzioni si mortifca il lavoro di tanti volontari che offrono una tradizione sentita dalla comuntià e ai trevigiani: ogni anno la manifestazione richiamava migliaia e migliaia di persone».
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